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— Agnese, mi ascolti. Ieri sera eravamo sull’orlo dell’abisso: Dìo ci aveva abbandonati a noi stessi, e noi ci lasciavamo andare giù nel precipìzio. Ma adesso Dio ci ha ripreso per mano e ci guida. Bisogna stare in alto, Agnese, Agnese, — ripetè pronunziando con intensità quel nome, — tu credi che io non soffra? Mi sembra di essere sepolto vivo, e che il mio supplizio debba durare tutta l’eternità: ma è necessario che sia così; per il tuo bene, per la tua salvezza. Ascoltami, Agnese; sii forte. Per lo stesso amore che ci ha unito, per lo stesso bene che Dio ci fa nel metterci a questa prova. Tu mi dimenticherai: tu guarirai: sei tanto giovane; la vita è ancora intatta davanti a te; ti parrà, ricordandoti di me, di aver sognato un brutto sogno; di esserti smarrita nella valle e di aver trovato un cattivo essere che cercava di farti del male: ma Dio ti ha salvato, perchè meritavi di essere salvata. Tutto ti sembra nero, adesso, ma fra poco, vedrai, tutto ritornerà chiaro, e sentirai quanto bene ti faccio, adesso.