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forte della sua volontà, della volontà stessa di lui, glielo imponeva. Inghiottì la saliva salata che le riempiva la bocca e guardò dentro la tazza, nel paesaggio giapponese annerito dal colore del caffè.

— Era nell’orto. Perchè si alza presto. Io andai dritta da lei e le diedi la lettera. Nessuno vedeva. Lei la prese e la guardò; poi guardò me e non l’aprì. Io dissi: non c’è risposta. E stavo per andarmene; ma lei disse: aspettate. E aprì la lettera, come per farmi vedere che non era un segreto; e diventò bianca come il foglio; poi mi disse: andate con Dio.

— Basta, basta, — egli impose, senza sollevare gli occhi; ma la madre vide le ciglia di lui sbattersi e il viso farsi bianco come s’era fatto quello di Agnese; per un momento credette ch’egli svenisse; poi lo vide arrossire, col sangue che dal cuore gli rifluiva tutto al viso, e anche lei si rianimò. Erano momenti terribili, che però bisognava affrontare e vincere. Aprì la bocca per dire qualche altra cosa, per mormorare almeno: «vedi cos’hai