Pagina:La lettera di G. Boccaccio al Priore di S. Apostolo.pdf/31

30

niun vero merito, e solo ambizioso di fama. Or qui aggiunge, che questo suo rifiuto sarà anzi creduto un timore ch’egli abbia avuto di soggiacere sotto il peso di tante preclare opere del gran siniscalco. Scrivasi dunque: Che e’ si creda me avere temuto l’indebito peso delle sue opere.

Pag. 37. « Ovvero pe’ conforti di Coridone, ovvero per sua opinione, egli vuole essere tenuto un egregio duca e capitano di guerra, a questo menando, per grande argomento, ch’esso sia preposto agli altri del regno di Sicilia.» Scrivasi: e questo menando per grande argomento, ch’esso sia ec.

Ivi. «Quasi non conosciamo, gli antichi campagnuoli essere suti sempre uomini oziosi, ed egli essere in questo soprannome così grande, non di comune consentimento, ma solamente d’uno re giovanetto » Il Boccaccio chiama in questa lettera l’Acciaiuoli indistintamente co’ soprannomi di Mecenate e di Grande: Grande cioè, perchè gran siniscalco del regno di Napoli. Direi dunque che dovesse e qui ed anche sei righe appresso scriversi soprannome di Grande, e non già soprannome così grande.

Ivi. «Dicalo egli, dicalo un altro, io niuna ne udii.» Dicasi, io nulla ne udii.

Pag. 38. «Se lui co’ Cincinnati, Curzi, Scipioni, con Epaminonda e con gli altri non mescolerò, invidioso mi diranno.» Giurerei quasi che debba dir Curii, e non Curzi.

Pag. 39. « Oltre a ciò gli ha il suo Coridone dato a credere, lui essere degno di perpetua loda e gloria, perchè egli abbia fatto uno munistero con