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86 la leggenda di tristano


doglia ne menano quegli del re Arturi. E quando T. intese che Galeotto iera morto, sí ne fue molto dolente di questa aventura, perciò ch’egli si venia apparechiando d’andare a lui in Gaules, sí com’egli gli avea promesso.


LXVI. — A tanto sí torno alo conto di T., per divisare in che maniera egli arrivò in Cornovaglia con madonna Isotta la bionda. E a tanto sí andò egli e sua compagna in tale maniera che pervennero alo porto di Tontoil in Cornovaglia, e dappoi ch’ebero preso porto sí scesero in terra e T. sí mandò uno corriere alo re Marco. Lo quale corriere disse cosí: «A voi re Marco, e a tutta la vostra compagnia T. vi manda salute e buono amore. E favi assapere per me ched egli sí è giunto al porto di Tintoil con esso madonna Isotta, la figliuola del re Languis d’Irlanda, e con tutta sua compagna». E quando lo re Marco intese queste parole, fue troppo dolente che T. iera tornato in Cornovaglia. E disse ali suoi cavalieri, perché non paresse che ne fosse dolente e cruccioso dela sua tornata: «Montate a cavallo e andate ala marina ed acompagnate T.». Ed allora sí montoe a cavallo lo re coli suoi baroni e con suoi cavalieri e vanno alo porto. E dappoi che fuerono giunti in quella parte, e lo re vide madonna Isotta, ch’iera cosí bella, e tutta sua compagna, e disse in fra suo cuore: «Or è T. lo piú leale cavaliere che sia al mondo», dappoi ch’egli ha menata madonna Isotta a lui. Ed allora sí si incomincia la festa e l’allegrezza grandissima. E lo re abracciò T. e sí gli fae grande onore e dissegli: «Dolce mio nievo, or l’hai tu sí bene fatta, ch’avete dimostrato sí come voi siete leale cavaliere». Allora sí ne torna lo re e tutta sua compagna inverso Tintoil e mise T. e madonna Isotta dentro dala terra con grande allegrezza. E dappoi che fuerono venuti alo palagio e lo re Marco vide madonna Isotta, ch’è tanto bella e cotanto avenante, ed egli sí scrisse lettere e sí le mandoe per tutta Cornovaglia a tutti cavalieri e baroni ed a poveri ed a ricchi ed ogne altra persona di quello reame, che da ivi ad otto di e’ debiano tutti venire a Tintoil, imperciò ch’egli sí vuole