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la leggenda di tristano |
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Lontana Isola e passa e vanne alla terra ferma nelo reame
di Norgales, il quale si era di Galeoto lo Bruno. E la figliuola
di Brunor, sire di Lontane Isole, dappoi si fece fare una bara
da portare gente a piede e favi mettere suso lo corpo del padre
e la testa dela madre e viene via, cercando delo barone di
Galeotto, suo fratello, per mostragli lo loro damaggio. E cercò
uno grande tempo e nolo potea trovare; e vienne domandando
tutti li cavalieri erranti di lui. E dappoi quando venne ivi
ad uno tempo, si passarono per la terra del re de’ cento
cavalieri, sotto ad uno castello che si chiamava lo castello
dele Incantatrice, e quivi si abitava lo re di cento cavalieri.
E la damigella si avea seco quatro donzelli e due donzelle.
E guardossi innanzi e vide venire davanti de sé uno cavaliere
coll’arme tutte rugginose; e la damigella si domanda chi è lo
cavaliere. E lo cavaliere rispuose e disse ch’iera di strano
paese. E la damigella disse: «Saprestemi voi dire novelle
d’uno cavaliere che si chiama Galeotto lo Bruno, [figliuolo
del] principe sire dele Lontane Isole?». E Galeotto rispuose
e disse: «Perché ne domandate voi?». «Imperciò ched io si
gli vorrei dire uno grande damaggio che gli è avenuto a questi giorni; ché T. di Cornovaglia si è venuto nele Lontane
Isole de’ Gioganti e hae morto Pianoro suo padre; ed ecco
lo corpo suo ch’è in questa bara, ed ecci la testa dela madre
sua somigliantemente.» Allora disse Galeotto ala damigella:
«Io sono desso». E allora la damigella lo riguarda e no lo
conoscea, imperciò ch’iera grande tempo che non l’avea veduto. Or si leva Galeotto lo Bruno l’elmo di testa, e la damigella incontanente lo riconobe. E incominciano a fare grande
pianto e grande corrotto insieme l’uno coll’altro. Allora disse
Galeotto: «Damigella, lo piangere non ci vale neente oramai.
Mandiamo incontanente per lo re de’ cento cavalieri, al castello
dele Incantatrice». Imperciò il disse questo, perch’egli iera
suo fedele. E quando lo re fue venuto, molto si ne mostra
dolente di questa aventura. Allora sí presero Brunoro e la
testa dela donna, e lo re si gli fae soppellire a una badia,
grande ed orrevolemente.