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la leggenda di tristano |
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ch’egli avea, che l’apiattoe madonna Isotta. Al matino or vengono T. e madonna Isotta al campo, e lo corno si suona e
esce fuori Blanor e la sua dama. Lo conto si dice che la donna
di Blanore síi era grande e bella, sí come donna ch’iera tratta
e ritraea da giogante, ma non si potea aparegiare ale bellezze
di madonna Isotta. E la moglie di Blanor si diventoe tutta
palida di paura. Sí che data fue la sentenzia che madonna
Isotta iera piú bella. Ed a tanto istando ambodue le donne
allato, e la battaglia sí si incomincioe tra li due cavalieri.
Or si danno del campo, Blanor, il sire dela lontana isola e
padre del buono Galeotto lo Bruno e T. Allora sí si vegnono
a fedire insieme dele lancie sopra le targie ed istringosi insieme e sono a petto a petto co’ loro civagli, e li cavalieri
sono visaggio contra visaggio e sono sí duramente serrati insieme, che li cavagli e li cavalieri sono caduti in due monti.
Allora si rilevano intrambi li cavalieri con loro targie in braccio
e cole ispade in mano, e cominciano lo primo assalto, sí duramente che ciascheduno si ne fae grande maraviglia di T.,
sí promente e sí bene la fae; ché Blanor sí è vie maggiore
di lui bene uno grande gomito e segnoreggia T. assai, sí come
uomo ch’è vie maggiore di lui. Ma T., sí come cavaliere
ch’iera savio combattitore, la fae sí bene che ciascheduno si
riposa volontieri del primo assalto, per prendere buona lena
e forza. Ma ciascheduno sí si fae grande maraviglia di T.,
quand’egli sí puote reggere con Blanor. Or sí si rilevano li
cavalieri e ricominciano lo secondo assalto, e quando sono
riposati sí si rilevano e cominciano lo terzo assalto, sí forte
e sí duro che molte maglie d’asberghi vanno per terra, e madonna Isotta si cambia lo suo viso in palido, sí com’ella vede
cambiare la battaglia. Ma qui dice lo conto di T., ch’egli è
savio combattitore ed è di grande durata; e dappoi si viene
menando Blanor a destra ed a sinestra. E T. conosce bene
ch’egli hae lo meglio dela battaglia ed hae dato uno colpo
a Blanor sopra l’elmo, sí che Blanor non potea sofferire lo
colpo: lasciasi cadere in terra rivescione, sí come cavaliere
ch’avea perduto molto sangue. E T. sí gli disse allora: «E