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la leggenda di tristano 71


come a tale donna si convenia, e menane Braguina madonna Isaotta per sua privada damigella. E quando monta in sula nave messer T. e madonna Isotta, tutti li cavalieri e li scudieri vegnono armeggiando ala marina e faccendo grande gioia, e le dame e le damigelle vegnono faccendo loro sollazzo.


LVIl. — A tanto si chiama la reina Governale e Braguina, perché vede che quegli due sono riponitori dell’oro e dell’argento e dele gioie. E dice loro: «Tenete questi due fiaschi d’argento, che sono pieni di beveraggio d’amore, e guardategli bene; e quand’e’ si coricherá lo re Marco con madonna Isaotta la prima sera e voi si darete loro bere, e quello che rimarrae sí gittate via». Ed eglino dissero che bene lo faranno. A tanto si parte T. ed hanno buono tempo. E istando uno giorno e’ giucavano a scacchi, e non pensava l’uno dell’altro altro che tutto onore e giá il loro cuore non si pensava follia neuna di folle amore. E avendo giucato insieme due giuochi ed ierano sopra lo terzo giuoco, ed iera grande caldo, e T. disse a Governale: «E’ mi fae grande sete». Allora andò Governale e Bragguina per dare bere e presero li fiaschi del beveraggio amoroso, non conoscendogli che fossero cosíe. Allora lavò Governale una coppa e Braguina mesceo cola coppa e Governale diede bere imprima a messer T., e T. la beve bene piena la coppa, imperciò che gli facea bene sete, e l’altra coppa sí empieo e diedela a madonna Isotta. Ed ella iscoloe la coppa in terra ed allora sí la lecoe una cagnuola per la grande sete ch’avea. Adesso cambioe T. lo suo coraggio e non fue piú in quello senno ch’egli era da prima, e madonna Isotta si fece lo somigliante; e cominciano a pensare ed a guardare l’uno l’altro. Anzi che compiessero quello giuoco, sí si levarono ed andarosine ambodue disotto in una camera, e quivi incominciano quello giuoco insieme che in tutta loro vita lo giucarono volontieri. Or sí n’adiede Governale e Braguina che aviano dato lo beveraggio amoroso a messer T. e a madonna Isaotta, ed allora sí si tenero molto incolpati.