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la leggenda di tristano 61


s’io vinco la battaglia, si saproe cu’ io vinco, e se voi vincete me, si saprete cu’ voi avrete vinto». E allora disse T.: «Ditemi lo vostro nome». Ed egli disse: «I’ ho nome Blanore». E egli disse: «I’ ho nome T., per cui mano tu dei [morire». E Blanore disse: «Questa battaglia è] rimasa intra voi e me, imperciò ch’io non conibatteroe piú con voi, ch’io abo tanto udito nominare voi di prodezza [e] di cortesia, ch’io vi lascieroe questa battaglia». — «E dunque» disse T. «mi renderete voi la damigella dell’Agua dela Spina? E se voi no la mi volete rendere, io v’apello ala battaglia.» Allora disse Blanore: «T., io ti faroe tanto per onore di cavalleria, che la damigella vegna intra noi due, e quello che a lei piacerae piú, quello possa prendere». Allora disse T.: «Questo mi piace assai». Allora venne la damigella intra ambodue li cavalieri e disse: «T., assai t’amai di buono cuore, piú ched io non feci neuno cavalieri. Ma considerando che tu mi lasciasti menare ad uno cavaliere e non mi socoresti, e imperciò è questa la cagione ch’io n’anderoe con questo cavaliere, e con voi giamai non debo venire». Quando T. intese queste parole, sí si partío dalo cavaliere con grande dolore.


LI. — Ora dice lo conto che se T. avesse saputo che la damigella l’avesse abandonato in tale maniera, egli avrebe compiuto sua battaglia. Ma appresso a queste parole e T. si tornava a Tintoil. E quando lo re vide T., fecegli grande allegrezza ed egli e li suoi cavalieri. Ma lo re Marco in suo cuore avea grande paura di T., e dicea in fra se medesimo che «se dimora T. in Cornovaglia, a sicuro posso essere di perdere la vita, dappoi ch’egli è cosí franco cavaliere ad arme». Ma appresso di queste parole lo re Marco uscio nela sala delo palagio ali suoi cavalieri e chiamoe T. a sé e si gli disse: «Dolze mio nepote, io voglio che tu debie dire a me ed a questi cavalieri tutte le cavallerie che tu hai fatte, dappoi ch’io ti feci cavaliere». E T. disse: «Re Marco, questo non sarebe cortesia né per voi né per me, di ricontare queste cose». E lo re disse: «Io ti comando per lo saramento che tu mi se’