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la leggenda di tristano |
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dappoi egli si cominciarono a ragionare insieme di molte cose,
e T. e la damigella si stettero in molto sollazzo. E fatto compimento di loro amore e ecco giungere lo nano, e disse a T.:
«Leva suso, che eco mio sire ch’è giuso ala porta del palagio». E T. quando intese queste parole si prese l’arme e
dimandoe commiato dala damigella e montoe a cavallo e partisi del palagio. E lo marito dela damigella montoe suso in
palagio e venne nela camera dela damigella e incontanente
fuorono recati li doppieri accesi. E lo cavaliere guardando
alo letto, vide ch’iera pieno di sangue. E allora disse ala damigella: «Unde è venuto questo sangue ch’è cosí fresco?».
E la damigella piena di paura rispuose e disse: «Questo sangue è uscito del mio naso, ché tutta notte non hae fatto altro
ch’uscire sangue del mio naso». E lo cavaliere disse: «Dama,
dama, queste parole non ci afe mistiere, ché d’altra parte è
venuto questo sangue che di vostro naso». E la damigella
incomincioe a giurare ch’ella avea detta la veritade. E lo cavaliere, il quale avea nome Lambegues, si mise mano ala
spada e disse: «O tu mi dirai lo cavaliere, il quale è giaciuto
con teco o io t’uccideroe». E allora la damigella si ebe grande
paura e disse: «In prima che voi m’uccidiate, io vi diroe lo
nome deio cavaliere». E disse: * E’ fue T. lo nepote del re
Marco di Cornovaglia, lo quale è partito ora di quie». E allora disse Lambegues: «Dama, per mia fé male avete pensato,
quando mia onta procacciaste. Ma voi caro l’acatterete». E
lo cavaliere montoe a cavallo e tenne di dietro al cavaliere.
E cavalcando in tale maniera e T. incomincioe a dire in fra
se medesimo: «Ora bene son io disaventuroso cavaliere,
quando sí tosto mi sono partito dala damigella». Molto si
compiangea T. fra se medesimo di questa aventura. [Ma Lambegues cavalca inverso T. molto aspramente] e poi l’ebe veduto alo splendore dela luna, e disse: «T., guardati da me
ch’io ti disfido». E T. quando udio lo cavaliere, si dirizzoe
la testa deio suo cavallo inverso di lui, e lo cavaliere ferio
a T. sopra lo scudo e passolli lo scudo e l’asbergo e fecegli
grande piaga nela carne, sí che la lancia si ruppe in pezzi.