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la leggenda di tristano 51


traditore». Allora disse lo re: «Io no l’aspetteroe altrove che a questo passo». E allora ismontoe giuso lo re da cavallo. E istando per poca d’ora e T. venne colo nano, e lo re, incontanente che lo vide, sí prese l’arme e montoe a cavallo e andoe inverso di lui e sí gli disse: «Cavaliere, guardati da me, ch’io ti disfido». Ma T., quando intese la boce deio cavaliere, disse in fra se medesimo: «Qui non è da fare altro se no da fedire». E allora broccia lo cavallo l’uno contra l’altro, e lo re fiede a T. sopra lo scudo e dagli sí grande colpo che passa lo scudo e l’asbergo e fecegli grande piaga nela sua carne, e la lancia si ruppe in pezzi. E T. ferio alo re sopra lo scudo e passa lo scudo e l’asbergo e misegli lo ferro dela lancia nela spalla sinestra e bene in profondo, e miselo in terra delo cavallo e la lancia sí si ruppe in pezzi. E alo cadere che lo re fece, si spasimoe. E T. disse alo nano: «Oramai andiamo a nostra via, ché di costui sierno noi oramai diliverati». E allora cavalcano intrambodue e tanto cavalcano in cotale maniera che vegnono alo giardino dela damigella dela fonte dell’Agua dela Spina e quine ismontano. E T. si disarmoe e fasciossi la ferita ch’egli avea, e, dappoi che fue fasciato, sí si mise l’arme in dosso e disse alo nano: «Vae a tua dama e dille sí com’io sono qui e aspetto suo comandamento». E allora si parte lo nano e vae a sua dama e truovala ch’iera a letto e grande ora dela notte iera passata. E la dama, quando vide lo nano, sí gli disse e domandollo: «Ov’è T.?». E lo nano disse: «Madonna, egli è alo giardino e aspetta tutto vostro comandamento». E allora disse la damigella: «Vae tosto e menalo quae». E allora torna lo nano a T. e disse a T. tutto ciò che la damigella gli hae comandato. E allora montoe a cavallo e partisi deio giardino e venne alo palagio e quivi ismontoe e andoe suso nela camera ala damigella e trovoe ch’iera coricata nel letto. E T. sí si disarmoe e introe nel letto cola damigella e incornincioe a fare grande gioia e grande festa insieme l’uno coll’altro, e la damigella incomincioe a basciare ed a abraciare T. e fecero intrambidue loro volontade e loro compimento d’amore. E