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nota 387


b) Dal Tristano Corsini.

p. 344. Due sicure accezioni di con: «come» (piú volte, p. es. con la fareme nu?) e «che» (con lo brando).

p. 346. «ma più tosto vui non si fuora de qui». Può essere che si voglia dire siate. Ma forse è da correggere «no’ ’nsi» (non uscite).

p. 347. Ben nota l’accezione, anche nei testi non dialettali, del verbo «fare» in frasi come «Certo che non fase» (con riferimento a «caia»). E chiaro altresi che «ve ’n caçe ben con s’el ve ’n caçe male» = ve ne venga (accada, caggia) bene, come se ve ne venga male.

p. 348. Non inutile dichiarare che «parevelle» (dal franc.pareil, con irregolare geminazione della liquida; in Guittone abbiamo due esempi di parevole ma con altro significato) vuol dire «pari, simile» e che «somiente» — somigliante.

p. 349. Altro francesismo «al mio siente»: a mia saputa (lat. me sciente), a parer mio, secondo me.

— Il ms. credo per svista, «fatu aguro» e, con evidente errore, «ch’elo afere più a mi»; sicura la mia corr. ferae (=fará bene; in qualche altro passo è aggiunto mestieri).

— Quanto a «se coreçe», noto che questa forma si ha, men di frequente, accanto a «se coroçe» (e simili).

p. 350. «ad altro, ma che io sia tegnu» «ma che» = fuorché.

— È ovvio che «ver disant» — dicente il vero, «vegnisi» = venisti, «desiente» — desideroso.

p. 351. «Tristano lo prende a l’elmo»; il ms. e l’elmo (la frase ricorre anche altrove, in forma corretta, con a o con per).

— «aveno l’aventura» — hanno; «se a ciò ven meio»; se da (=con) ciò me ne vien meglio.

p. 352. «quando vene al çonçer»; questo verbo è piú usato con «delle spade».

p. 353. «acatasse caramente le vostre druarie» = pagasse a caro prezzo le vostre civetterie (druderie, moine).

— Si notino tre nostre correzioni: «sí se ’n ride» (ms. si ne ’n r.); «çadentro» (— qua dentro; il ms. ça centro); «i’ lo tengno» (ms. e lot.;