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384 la leggenda dio tristano!

— «fae una mine sí dolorosa»; il ms., seguito dal Parodi, ha fine, ma con qual significato? Non conosco altri esempi di questo francesismo (mine— volto, faccia) che io attribuisco al nostro; si usò però mena.

Cap. CCXXXVIII. Integro con V la breve lacuna di Panc. (Si che Y. morí); sopprimo, perché di evidente inutilitá, «La reina Y. morí per amore di T. e».

Cap. CCXL. Con V, ho corretto «che passa tutti amori»; Panc. e pazzo amore!

Cap. CCXLII. Da V, oltre qualche altro ritocco, traggo l’aggiunta, che era quasi di prammatica, «con grande onore».

Cap. CCXLIII. Da V, la correz. di «metallo» in «marmo bianco» e l’aggiunta «e lavorate m. s.».

Piú breve sará il discorso per quanto riguarda l’appendice.

La costituiscono: a) episodi della Tavola Ritonda, alcuni derivanti dalla tradizione riccardiana, altri indipendenti1; b) due episodi del Tristano Corsiniano, in dialetto veneto, indipendenti dalla nostra Leggenda, tradotti direttamente2 dal francese; c) un cantare in ottave, del sec. XIV, sulla morte di Tristano.

Questa triplice appendice giova non poco a dare una piú precisa immagine di tutto il vasto romanzo fiorito intorno al leggendario eroe.

Ho tratto gli episodi della Tav. Rit. dalla buona ediz. Polidori (1864), che si serví, tranne che per i primissimi capitoli (dovuti a un copista senese), del cod. Laurenziano pi. XLIV, n. 27.

Per gran parte dell’episodio n. 11, mi son giovato anche della lezione (riprodotta dal Bertoni) del cod. Urbinate Lat. 953.

Il Tristano Corsiniano è stato edito di recente (Cassino, 1937) dal dott. Galasso; la sua è trascrizione diplomatica, senza, quindi,

  1. Il sagace lettore li rileverá agevolmente da sé.
  2. L’asserzione, fatta prima dal Bertoni, è stata dimostrata dal dott. Galasso; al Bertoni spetta anche il merito della breve ma persuasiva precisazione del dialetto (il Parodi ritenne che fosse il pavano).