Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
nota | 377 |
Cap. XIV. «Allora rimase T. in sua compagnia.» Seguo F (che solo ha en); il Parodi (sempre, s’intende, con R) e.
— «Mare, perché non vieni aguale»; vieni è 3a persona (aguale — ora).
Cap. XVII. «se voi non foste [cavaliere] di legnaggio.» Dal corrispondente passo della Tavola ritonda traggo la sicura integrazione.
Cap XXVII. «nella quera delo Sangradale.» Il Parodi stampa «questa», ma a p. 462 pensa che quera del ms. debba accogliersi (è dall’ant. franc. esquerre).
Cap. XXX. «s’iera partito e andato via», con F; il Parodi, con R, andava.
Cap. XXXVIII. «non temea ch’alcuno colpo [di donna]». Un affine, di femena; il corrispondente passo della Tav. Rit. mi ha suggerito la esatta integrazione.
— «Cavaliere, per tre cose le quali io ti diroe sono quelle»: per è un forte anacoluto o un pleonasmo, e lo si ha anche nel seguente periodo, in cui perciò si deve leggere «sono quelle» (e non «quello»).
— Ho integrato «ti trovai nella navicella morto»; la Tav. Rit. «in caso di morte».
Cap. XL. «lo comandamento fue andato»: questa ritenne la forma piú probabile il Parodi stesso (p. 464) che nel testo pose «fu mandato». Da frase da noi accolta ricorre anche in altri capitoli.
Cap. XLII. «e tavia gli die che vegna armato» — e tuttavia digli.
Cap. XLIII. «Re Marco, non m’uccidere, ch’io vi diroe.» Qui e altrove si ha l’uso promiscuo del voi e del tu, non raro in antico.
Cap. XLIV. «Leva suso, che eco mio sire.» Il Parodi avverte che forse nel ms. è da leggere ecco, col primo c abraso.
— «queste parole non ci afe mestiere.» Strana e unica questa forma (afe) che sta per «ave». O è da correggere «fae»?
Cap. XLV. Col Parodi, non credo si debba correggere l’ultimo periodo (che certo non è l’unica prova dello scarso senso dell’organismo sintattico del nostro anonimo).
Cap. XLVI. «Cavaliere, dimanda ciò che ti piace.» Il Parodi, che stampa «d. ora che t. p.», osserva in nota che «non è impossibile che invece di ora s’abbia a leggere ciò».