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nota 373


che ad essa si colleghi P (soprattutto per il nome del traditore, che è Andrel anziché Ghedin).

A ogni modo, non si può dubitare che i quattro codici «s’aggruppano a due a due: R P, F L. L’accordo dei primi è evidente nella seconda parte, ove hanno spesso comuni anche le espressioni piú insolite e particolaritá dialettali, che non sono proprie né dell’uno né dell’altro».

Molto lacunose (e di scarsa importanza per quanto riguarda il protagonista della nostra leggenda) sono le pagine dell’edizione Parodi qui non accolte.

Esse sono:

1) gli ultimi 5 paragrafi del cod. R, che costituiscono come l’appendice e il commento della liberazione di re Artú fatta da Tristano;

2) i primi tre periodetti (poco chiari) e l’ultima carta (per metá lacerata) del tratto di P pubblicato dal Parodi a mo’ d’appendice1. Questo tratto segue, in questa nostra edizione, con numerazione da noi aggiunta, all’ultimo paragrafo di R, da noi riprodotto nei suoi periodi essenziali (relativi a Tristano), per fortuna non lacunosi.

Prima di dare particolari indicazioni sulle correzioni da me introdotte e sulle integrazioni congetturali, voglio esporre brevemente i criteri secondo i quali ho proceduto nell’attenta e paziente revisione del testo, fatta col desiderio di rendere agevole e piana la lettura dell’interessante leggenda.

Anzitutto ho, con prudenza e metodo, ammodernata la grafia, confortato dall’esempio dato, nel 1922, dal Parodi stesso nell’insuperabile edizione del Fiore, e tenendo presente P, la cui grafia è, evidentemente, meno arcaica e meno incoerente.

Non ho mancato di ricorrere, per sicure nozioni sulla morfo-

  1. Dei 3 periodetti ecco il piú notevole: «Messer T è ora indiricto assai piú a disagio e di male: e andava morendo di dolore; ma ora li va dicendo messer Hestor tante parole di gioie e di soliamo ch’elli l’ha tutto riconfortato».
    L’ultima carta reca, a quel che si può capire, oltre ad uu lunghissimo explicit, un cenno sui lamenti fatti per la morte di Tristano (sui quali è da vedere la bella e interessante ricerca di F. Neri, La voce «lai» nei testi italiani; Torino, R. Accad, d. Scienze, 1937).