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che ad essa si colleghi P (soprattutto per il nome del traditore, che è Andrel anziché Ghedin).
A ogni modo, non si può dubitare che i quattro codici «s’aggruppano a due a due: R P, F L. L’accordo dei primi è evidente nella seconda parte, ove hanno spesso comuni anche le espressioni piú insolite e particolaritá dialettali, che non sono proprie né dell’uno né dell’altro».
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Molto lacunose (e di scarsa importanza per quanto riguarda il protagonista della nostra leggenda) sono le pagine dell’edizione Parodi qui non accolte.
Esse sono:
1) gli ultimi 5 paragrafi del cod. R, che costituiscono come l’appendice e il commento della liberazione di re Artú fatta da Tristano;
2) i primi tre periodetti (poco chiari) e l’ultima carta (per metá lacerata) del tratto di P pubblicato dal Parodi a mo’ d’appendice1. Questo tratto segue, in questa nostra edizione, con numerazione da noi aggiunta, all’ultimo paragrafo di R, da noi riprodotto nei suoi periodi essenziali (relativi a Tristano), per fortuna non lacunosi.
Prima di dare particolari indicazioni sulle correzioni da me introdotte e sulle integrazioni congetturali, voglio esporre brevemente i criteri secondo i quali ho proceduto nell’attenta e paziente revisione del testo, fatta col desiderio di rendere agevole e piana la lettura dell’interessante leggenda.
Anzitutto ho, con prudenza e metodo, ammodernata la grafia, confortato dall’esempio dato, nel 1922, dal Parodi stesso nell’insuperabile edizione del Fiore, e tenendo presente P, la cui grafia è, evidentemente, meno arcaica e meno incoerente.
Non ho mancato di ricorrere, per sicure nozioni sulla morfo-
- ↑ Dei 3 periodetti ecco il piú notevole: «Messer T è ora indiricto assai piú a disagio e di male: e andava morendo di dolore; ma ora li va dicendo messer Hestor tante parole di gioie e di soliamo ch’elli l’ha tutto riconfortato».
L’ultima carta reca, a quel che si può capire, oltre ad uu lunghissimo explicit, un cenno sui lamenti fatti per la morte di Tristano (sui quali è da vedere la bella e interessante ricerca di F. Neri, La voce «lai» nei testi italiani; Torino, R. Accad, d. Scienze, 1937).