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Si pubblica in questo volume, in grafia metodicamente ammodernata, con le necessarie correzioni e con integrazioni congetturali di frasi e di parole, la piú antica versione italiana della leggenda di Tristano, edita, in trascrizione diplomatica accurata e sagace1, dal Parodi nella magistrale opera, da gran tempo esaurita, Il Tristano riccardiano edito e illustrato da E. G. Parodi (Bologna, Romagnoli-Dall’Acqua, 1896).

Nella prima parte dell’Introduzione (pp. vii-cxvi), tuttora di fondamentale importanza (al pari dell’opera, che spesso vi si cita, di E. Löseth, Le roman de Tristan, le roman de Palamède et la compilation de Rusticien de Pise, Parigi, 1891) il compianto Maestro fermò la sua attenzione su quattro manoscritti rappresentanti una tradizione della leggenda che ha caratteri ben delineati, per l’ordine delle varie narrazioni, per alcuni particolari degni di nota, per la forma semplice e rozza ed anche per alcuni nomi proprii.

I mss. sono2:

1) Il Riccardiano 2543 (R), eseguito sulla fine del sec. XIII, di 180 carte, di chiara scrittura calligrafica (nonostante la somiglianza di certe lettere fra loro, cioè del K e del r, del t e del c), mutilo e «ridotto in pessimo stato, per una macchia, che a poco a poco, quanto piú si procede verso il fine, si va allargando e facendo piú intensa, in modo da corrodere anche e lacerare la

  1. Dell’esattezza della trascrizione, di cui giá ero persuaso anche per la notizia, dataci dal Parodi, che i testi furono piú d’una volta collazionati di sulle bozze da Enrico Rostagtio e da Vittorio Rossi, ebbi materiale certezza anni or sono, consultando in numerosi passi cruciali il piú importante dei mss. (R)
  2. Riassumo, e talvolta cito fra virgolette, la dotta e complessa disamina fatta dal Parodi, che dá le prove delle sue asserzioni circa le relazioni che passano tra i mss.