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appendice 365

20
     E tosto un messo manda alla reina,
pregandola ch’ella a Tristan venisse.
Ysotta, che di lagrime non fina,
tosto ubidí ciò che il messaggio disse:
missesi in via dicendo: «tapina,
messer Tristan, con teco mi morisse!
Tu ti morrai, ed avrai un dolore;
ma io morrò, vivendo, a tutte l’ore».
21
     Quand’ella fu al castello arrivata,
sí grand’è lo lamento che facea,
in mezzo d’altre donne scapigliata
ch’ogni altra gente lagrimar facea.
In sulla sala cadde strangosciata
per lo grande dolore ch’ella avea:
giunse a Tristan, ch’era molto gravoso,
con sí gran pianto scuro e doloroso.
22
     Quando Tristano la vidde venire,
dice: «Reina, alta stella chiarita,
da voi per forza mi convien partire,
ch’a questo mondo poco è piú mia vita».
Quando Ysotta l’udí cosí dire,
sopra a Tristano si gittò ismarrita;
sicché Tristano per lo gran dolore
sí ne perdé la favella e il sentore.
23
     E tramortito sta il baron sovrano:
nel letto in braccio tien madonna Ysotta;
e lo re Marco, c’ha duol prossimano,
no llo chiama e non fa motto alotta;
’nfin l’altro giorno non parlò Tristano;
po’ mise un grido che ogni uomo indotta;
«oggi convien che a mia morte vada!
recatemi il mio scudo e la mia spada».