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336 la leggenda di tristano


non era d’una compressione con gli altri cavalieri: ch’egli era lo piú geloso cavaliere, e lo piú crudele del mondo; e aveva una sua dama, che per gelosia non la lasciava vedere a niuna persona; ed era sanza niuna cortesia. E questa sua dama aveva nome Galisena, ed era di tempo di trenta anni; e pareva di sessanta per la gran tribulazione ch’egli le dava. E non voleva che in sua corte stessi cavaliere né donzello, se non fantesche e giovani donzelle; e odiava ciascuno cavaliere che sentiva d’amore, per paura ch’avea che non amassono sua dama. E diceva che tutte le dame erano meretrici e che la sua era peggiore che l’altre.

E cavalcando i tre cavalieri in tale maniera, eglino passarono dinanzi a una bella torre, la quale era tutta dipinta e storiata; e alla finestra stava una molto bella e leggiadra donzella, la quale sonava una viuola e cantava uno sonetto. Lo quale sonetto Tristano giá fatto avea per la bella reina Isotta la bionda, quando egli la conobbe in prima d’amore nella nave, e ’l sonetto diceva cosí:

     Amore, chi ti serve ne riceve grande guiderdone,
e chi t’ama ne viene meritato di buono talento;
e non ha in sé dubio né tormento
di paura, di niuno impedimento:
tanto voi sete nobile signore;
e nobile siete sopra ogni altro diletto.

E appresso diceva un altro sonetto, lo quale Tristano fatto aveva quando Isotta sí gli fu tolta dallo re Marco, dalla torre della Savia Donzella. Il sonetto diceva cosí:

     Dolce mio amore,
rosa gentile, e angelica figura,
sopra tutte l’altre voi siete il fiore,
sí come Iddio è sopra ogni creatura.
Mercè, mia dama, del vostro servidore,
il quale si ha perduta sí nobile figura.
Dolce reina, voi ve ne siete andata,
e la mia vita è rimasa sconsolata!