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28 | la leggenda di tristano |
diedegli uno sí grande colpo che ne portoe uno grande pezzo
in terra. E T. fiere l’Amoroldo sopra lo scudo e dagli sí
grande [colpo] che lo fae tornare indrieto, o volesse egli o
noe. Ancora lo fiede T. sopra l’elmo di tutta sua forza e
passagli l’elmo e la cuffia del ferro e misegli la spada per
punta nela testa, sí che la spada si digranoe. E alo tirare che
Tristano fece dela spada e l’Amoroldo cadde a terra. E disse
a T. «No m’uccidere, ch’io mi chiamo vinto. Ma io ti priego
che tu m’aiuti andare nela navicella». E T. disse: «Questo
farò io volentieri». Allora lo prese T. e menollo ala nave,
e dappoi che fue menato dentro la nave, e Tristano si lo
spingea in mare. E l’Amoroldo si ricordoe d’una saetta atoscata ch’egli avea e volgesi e feríone T. nella coscia. E T.
disse: «Come, Lamoroldo, e com’è ciò? Ed hami tu ferito?».
E guardandosi T. alla coscia, no li parve che la ferita fosse
neente. Allora si ne vae l’Amoroldo e torna ala sua gente e partesi di Cornovaglia con tutti li suoi cavalieri e tornano in Irlanda
molto dolorosi. E quegli di Cornovaglia diciano: «Andate sanza
mai tornare». Ma lo re Marco manda incontanente una navetta
per T., e dappoi che fue venuto alo re, incominciò a fare la
maggiore allegrezza che mai si vedesse fare a nessuno cavaliere.
XIX. — Or dice lo conto che, quando T. fue giunto a Tintoil, tutte le dame e le damigelle vegnono incontro a T. e fecerne grande gioia e grande festa, e duroe questa allegrezza di T. giorni otto e otto notte. Ma Tristano lo quale è feduto, si come detto v’hoe, incominciossi a dolere dela sua fedita e a mettere grande grida, sií come uomo che sentia grandi dolori. E lo re Marco si fece venire medici per medicare T., e guardando le ferite, dissero che di queste ferite lo guarranno eglino molto tosto. Ma T. guerie di tutte l’altre fedite, salvo che di quella dela coscia, e quanto piú medicavano la fedita, ed ella piú peggiorava. E poi incominciò a putire sí fortemente che neuna persona non potea istare nela corte. T. dappoi che sentio che la fedita gli putta in cotale maniera, disse a Governale: «Maestro, dappoi ch’io sono in tale maniera ferito