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la leggenda di tristano |
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viddero, si fanno grande maraviglia di tanta e sí orribile forza,
come lo folle dimostrava, e tanto fanno con molte lusinghe
e certi modi, che lo condussero allo palagio, e sí lo rinchiusero nella grande sala. Ma alcuna fiata, ch’egli andava fuori,
egli andava guastando e rompendo le cose d’altrui; e se trovava cavalli e uomini, gittavagli a terra, guastava i cavalli, e
niuna persona l’osava per nulla maniera pararglisi davanti; e
non di meno alcuna fiata pur riceveva delle bastonate per le
spalle. E continuo egli andava ignudo; perché, com’egli aveva
i vestimenti, cosí subito egli tutti gli squarciava, e’ pezzi gittava via e ancora cogli denti li guastava. Ed era diventato
livido, nero, la piú vituperata cosa del mondo a vederlo. E
in tale maniera egli dimorò per la cittá da sei giorni; ma lo
re lo fece serrare nella sala, perché troppo gli faceva grande
dannaggio, però che giá egli aveva morte piú di ventiquattro
persone colle pugna e colle pietre e con mazze. E fuggendo
Tristano uno giorno, uscissi della sala una mattina, e tantosto
va giú per le scale; e appresso quivi sí era uno scudiero, il quale
forbiva e conciava lo buono destriere di Tristano. E come il
cavallo vidde lo folle, così conobbe ch’egli era lo suo signore,
e tantosto egli comincia a razzare, a nitrire e a menare tale
tempesta, che lo famiglio in nulla guisa non lo potea né tenere né mantenere. Di che lo scudiere, vogliendo pur farsi
piú gagliardo, piglia lo cavallo, e credesi per forza tenerlo
a freno. Allora lo cavallo andogli addosso, alzando i piedi per
sí fatta maniera, che lo misse quivi morto alla terra, e spezza
redini e capestri, con che era legato a uno grosso anello, e
tantosto se ne va incontro allo folle e sale da sette scaloni
della scala, e amendue gli piedi dinanzi pose sulle spalle al
folle. E lo folle prende di pietre grosse e ciò che a mano gli
viene, e dava al cavallo: ma per male che ’l folle gli facesse,
il cavallo non si voleva dipartire da lui, anzi piú gli s’accostava e piú gli faceva buona festa, e fuggendo, se ne va nella
sala; e in tale maniera stette per piú giorni. E uno giorno
della camera della reina uscí la cucciorella Idonia, e veggendo
lo folle, comincia a latrare, e sí lo conobbe, e con molta