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la leggenda di tristano |
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rossa. Appresso, gli cavalieri si riposano del terzo assalto; e
riposati alquanto, sí ricominciano loro crudele battaglia, combattendo molto crudelmente ciascuno; e ognuno di loro era
piú contento di morire, che di rimanere perdente. E a terra
erano andate le loro visiere degli loro elmi, sicché giá egli
si poteano avvisare in viso, e l’uno molto si maraviglia de
l’altro di loro forza; e giá non aveano scudi in braccio.
E a quel punto, lo cavaliere si trae alquanto in dietro,
dicendo a Tristano: «Sire, per mia fé, noi ci siamo tanto
combattuti, che presso siamo al morire; e però, quando a voi
piacesse, io vorrei sapere vostro nome, e io vi dirò il mio.
E questa è cosa ragionevole, che l’uno sappia lo nome dell’altro; imperò, se niuno di noi scamperá vivo, saprá cu’ egli
ará tratto a fine». E Tristano disse: «Cavaliere, in niuna
maniera potreste sapere mio nome, e non ho cura di sapere
il vostro; salvo se voi non mi dite innanzi per che cagione
voi domandaste della reina Isotta». E lo cavaliere disse a
messer Tristano: «Se io credessi che voi fossi sí leale amico
di Tristano, che perfettamente amaste suo onore, io certo ve
lo conterei». Tantosto Tristano rispose, e disse: «Cavaliere,
per mia fé, io credo veramente essere lo migliore amico che
Tristano abbia al mondo». E lo cavaliere disse: «Ciò non
credo io veramente; però che Tristano ha uno suo liale e
buono amico nello reame di Longres, lo quale egli non vidde
mai, e sí lo ama quanto se medesimo, o piú, per amore di
cavalleria. E io sono quello che amo messer Tristano per
amore di sua gran bontade e buona nomèa; e per amore di
Tristano, io amo la reina Isotta come mia suora carnale. E
sacciate, cavaliere, che io sono appellato Lancielotto, figliuolo
dello re Bando di Benuicche; e partomi dello reame dello re
Artú e di sua corte, solo per vedere Tristano; e sono fermo
di non tornarvi mai, se io prima nollo veggio». Intendendo
Tristano come questi era Lancialotto, il quale egli avea tanto
disiato di vedere, di questo fue molto allegro, e subito prende
lo brando suo per la punta, e sí lo porge a Lancialotto per
lo tenere dicendo: «Bel sire Lancialotto, io sono qui vostro