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appendice | 317 |
dono promessomi; dico che voi, padre mio, mi doniate questo
Tristano e ch’egli non riceva niuno malo inciampo di sua
persona». E a quello punto lo re si volge a messer Tristano,
dicendo: «Cavaliere, la veritá sí è che, per vendicare io mia
onta e per soddisfare mia dama, io arei proceduto contro di
voi con giustizia; e ora al presente, io sí mi sono rimesso,
e di voi non prenderò vendetta. La prima cagione sí è, che
quando voi veniste nella mia corte, eravate in caso di morte,
e per me e per mia figlia voi siete guarito; sicché a me parrebbe fare grande crudeltá ad avervi io recato da morte a
vita, e appresso di conducervi a morte in sí fatto stato. La
seconda cagione sí è, perché io non voglio essere quello, che
tragga a fine la bellezza e la prodezza del mondo. E la terza
cagione, per la quale io vi perdono e dimentico ogni offesa
e rendovi pace, sí è per amore della mia figlia Isotta la
bionda: e veramente da lei ne conoscete la vita. E da ora
innanzi, voi potete liberamente andare e stare e venire, sano
e salvo, a tutto il vostro piacere, sí come vi diletta». E allora
messer Tristano ringrazia lo re e molte grazie rende alla bella
Isotta la bionda. (Cap. XXIII).
5. — Il filtro d’amore.
Ma, secondo che pone la storia, che essendo Tristano con sua compagnia andato da quattro giorni per alto mare, e venendo il quinto giorno; dopo desinare, Tristano e Isotta si puosono allo scacchiere a giocare a scacchi, come erano usati; e giucarono grande parte del dí: ed era a quel punto un grande caldo, sí per la sentina del mare, e sí per la stagione del tempo. E giucando eglino in tale maniera, aveano grande talento di bere; e allor addomandaro che lo vino fosse apportato. E allora Governale e Brandina andaron a una coverta dela nave, lá dove era loro roba; e per ignoranza, si presono il bottaccino lá dove era lo beveraggio sí amoroso, e sí diedono di questo bere a Tristano e a Isotta. E avendo eglino beúto, e Governale