l’oro del mondo». E Tristano disse: «Amoroldo, io vi conosco per pro’ e per ardito, e veggiovi armato e hovvi veduto
giá disarmato; e anche voi servi’ a tavola alla corte dello re
Fieramonte, lá ove smontaste e mangiaste». E a quel punto,
a l’Amoroldo risovvenne sí come questo era lo donzello, lo
quale lo folle aveva detto ch’egli si guardasse da lui; e allora
molto dottò, e disse: «Cavaliere, io vi voglio perdonare questa
battaglia, perch’io sono certo che tu l’hai impresa per poco
senno; e a me non sarebbe grande onore a mostrare contro
di voi grande possanza». Rispuose Tristano: «Se voi rifiutate
lo tributo, lo quale voi domandate allo re Marco, io lascerò
bene questa battaglia; ma in tale maniera, non la lascerei io
giammai per nulla guisa». E l’Amoroldo disse a Tristano:
«Quello ch’io v’ho detto io, l’ho detto per pietade che m’è
venuta di voi, che siete tanto giovane cavaliere: non per tanto
ch’io lasciassi il mio tributo». E Tristano disse: «Sire,
grande mercé, che avete tal pietá di me, perché sono giovane
cavaliere. Cosí vorrei vi rimovesse la coscienzia di non domandare allo re Marco lo tributo, che voi domandate; ché
sanza ragione voi lo volete avere». L’Amoroldo disse a Tristano: «E’ non fa mestiere tante parole, ché ’l torto e ’l diritto difenderá la buona punta della spada». E sappiate, signori,
che credendo l’Amoroldo ragionare, egli sí in questa parte
profetizzò e diede diritta sentenza; imperò che la punta della
spada gli rimase nella testa sua, sí come voi udirete, e fu
quella che fece lasciare lo tributo. E a tanto, l’uno cavaliere
si disfida l’altro, e l’uno si dilunga dall’altro tanto quanto
uno arco puote gittare; e vennonsi a fedire colle lance in
mano, ché bene rassembravano lioni; e allo abbassare delle
lance si feriscono per tale vigoria, che le lance spezzarono in
piú pezzi, e li cavalli andarono alla terra; non che però eglino
perdessero staffe. E allora gli franchi cavalieri feriscono gli
buoni destrieri degli sproni, e fannogli rilevare suso in piedi.
E appresso mettono mano a loro mazze di ferro, e cominciano
tra loro una crudelissima e aspra battaglia; e davansi sí grandi
colpi, che tutt’i loro elmi loro risuonavano in testa. Eglino