pagato per ragione, né con giustizia, ma hánnolo pagato per
paura, e per forza ch’è stata fatta loro. Sí che, domandando
l’Amoroldo lo tributo per sua possanza, e non per altra ragione
che egli abbia, noi non lo vogliamo pagare, né osservare la
legge antica degli imperadori, che per loro forza e potenzia
signoreggiavano il mondo; ma osservare vogliam la legge di
Dio, al quale piace, non per potenzia ma per ragione e per
giustizia si posseda, ma non per forza o per rapina, faccendo
obrigare le genti e’ paesi indegnamente. E se lo Amoroldo
altro volesse dire, io lo appello alla battaglia; e mostrerògli
per forza d’arme, che niuno tributo da noi non debbe ricevere: ma quello, il qual’egli hae alito per tempo passato, lo
debbe ristorare e rendere». E gli ambasciadori dissono: «Messere, quello che ha detto lo vostro donzello dicelo egli con
vostra volontá?». E lo re disse: «Certo sí». E gli ambasciadori dissono a Tristano: «Cavaliere, chi siete voi, che contro
a l’Amoroldo prendete battaglia? imperò ch’egli non interrebbe
in campo se non contro a cavaliere di legnaggio». E Tristano
disse allora: «Signori, sacciate che per tale convellente la
battaglia non puote giá rimanere: ché se l’Amoroldo è cavaliere, e io sono cavaliere; e s’egli è figliuolo di re, e io figlio
di re per tale manera, ché lo re Meliadus fue lo mio padre».
E a quel punto gli ambasciadori tornarono a l’Amoroldo, e
contarongli l’ambasciata: sí come uno cavaliere novello volea
difendere lo tributo per battaglia. E lo Amoroldo disse: «Sed
egli è novello cavaliere, io novellamente lo farò morire. E perché io la battaglia allegramente accetto, sí gli appresenterete
da mia parte questa spada, la quale sí è la migliore del mondo:
e fue da prima dello grande Tartaro, e io la conquistai nelle
lontane isole, quando trassi a fine lo grande gigante Terturiale, il quale la portava al suo costato. E ditegli, che per
lo suo amore e ardire io gliele presento: imperò ch’io non
credeva, che nello reame della viltade fosse cavaliere che di
battaglia si travagliasse; e ditegli dove gli piace che nostra
battaglia sia». E sappiate che l’Amoroldo donò sua spada a
Tristano, perché ella era troppo pesante, faccendo egli questa