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308 | la leggenda di tristano |
piace». E a quel punto Tristano se ne va dinanzi allo re
Marco, dicendo: «Sire, io sono stato nella vostra corte, sí
come voi sapete: non per tanto ch’io v’abbia servito da domandarvi guiderdone, ma solo per vostra cortesia v’addomando
in grazia voi mi facciate cavaliere». E lo re disse: «Damigello, elli mi sarebbe molto piaciuto, che di ciò voi vi foste
indugiato, imperò che ora al presente non sono in tempo di
mostrare allegrezza; ma da poi ch’io veggio il vostro volere,
io vi farò cavaliere». E tutta quella notte vegghiò Tristano
nella grande chiesa, sí come era usanza di fare, e di pregare
Iddio, che gli desse grazia di portare sua cavalleria con giustizia e con leanza e con prodezza; e fue in quella notte
accompagnato da molti baroni e cavalieri. E venendo al mattino, e Tristano se ne vae nella grande piazza della cittá; e
quivi lo re lo bagna, e quivi Tristano prese lo giogo e lo
nome della cavalleria; cioè, ch’egli s’innòbriga d’essere pro’,
ardito e sicuro, liale e cortese e giusto, e difendere ogni persona menipossente alla quale fosse fatta alcuna cosa contra
ragione; e rinunzia a ogni mercatanzia e arte, o vero sollecitudine, la quale appartenesse ad avanzare mondano; e di ciò
giura e fánne sagramento, sí come faceva ogni novello cavaliere. E appresso lo re gli cinse la spada, e diégli la gotata,
pregando Dio che gli donasse ardire e prodezza e cortesia,
acciò ch’egli vivesse con ragione, con cortesia e con giustizia,
che difendesse il dritto dal torto.
Manifesta la vera storia, che essendo Tristano cavaliere, egli dimorò da tre giorni che gli ambasciadori dello Amoroldo tornaron alla corte, dicendo allo re Marco: «Sire, come v’apparecchiate voi del fatto dello tributo? Non vi accorgete voi, che lo termine è molto brieve?». E lo re a tali parole non rispondeva, anzi lagrimava fortemente. E niuno altro barone a quella parola non rispondeva: perché lo tributo era troppo grande, che pagare si doveva. E allora messer Tristano, vedendo che niuno altro barone non rispondea, sí si drizza in piè, dicendo agli ambasciadori: «Se gli nostri anticessori hanno pagato nessuno tributo a quegli d’Irlanda, non l’hanno