grande reame, e cogli migliori cavalieri del mondo». E Tristano disse: «Sire cavaliere, da poi che lo Amoroldo non ha
diritta ragione, come non si difende per battaglia? Giá ci
veggio io tanti cavalieri in questo reame e tanta bella gente
e grande baronia e grandi ricchezze». E l’antico cavaliere
disse: «Ora sacciate certanamente, che ’n tutto lo reame di
Cornovaglia non è cavaliere tanto ardito, che contro a l’Amoroldo entrasse in campo per tutto l’oro del mondo. Ma non
voglio dire uno solo cavaliere; ma se fossoro trenta, non potrebbero la battaglia inverso di lui solo: imperò che lo Amoroldo è uno degli piú pro’ cavalieri del mondo, e sí è cavaliere errante, e per sua prodezza egli è stato nello collegio
degli cavalieri della Tavola Ritonda». E Tristano disse: «Da
poi che Iddio v’hae fatti tanti vili, che non vi vogliate della
ragione difendere voi medesimi, avete a fare ragione di pagare». E piú non disse: se non ch’egli se n’andòe davanti a
Governale, dicendo: «Maestro, lo Amoroldo d’Irlanda, sí come
voi vedete, addomanda allo re Marco lo tributo; ed émini
detto, ched’egli non lo debbe avere di ragione, ma per sua
grande possanza e ardire; e lo re e’ suoi baroni, per loro
grande viltade, s’acconciano a pagarlo. E ho inteso, che per
uno solo cavaliere si puote difendere; sicché io mi sono fermato di volermi fare cavaliere, e di volere contastare lo detto
tributo: non per amore della vile gente di questo reame, ma
per amore del mio lignaggio». E Governale disse: «Oh, come,
Tristano, enterresti tu in campo incontro allo Amoroldo, lo
quale è uno dei migliori cavalieri del mondo, e voi siete uno
giovine fantinello?». E Tristano disse: «Governale, se lo
Amoroldo è prode cavaliere, io vorrei egli fosse ancor migliore: perché, se io sarò vincitore della battaglia, egli mi
sarebbe vie maggiore onore, che s’egli fosse comunale cavaliere. In questa prima battaglia conoscerò io se io debbo valere niente per arme; e se io non debbo esser pro’, meglio
m’è di morire combattendo con uno franco cavaliere, che di
vivere in viltá». E Governale disse: «Figliuolo, dappoi che
ti piace d’essere cavaliere e di provare tua persona, e a me