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appendice 307


grande reame, e cogli migliori cavalieri del mondo». E Tristano disse: «Sire cavaliere, da poi che lo Amoroldo non ha diritta ragione, come non si difende per battaglia? Giá ci veggio io tanti cavalieri in questo reame e tanta bella gente e grande baronia e grandi ricchezze». E l’antico cavaliere disse: «Ora sacciate certanamente, che ’n tutto lo reame di Cornovaglia non è cavaliere tanto ardito, che contro a l’Amoroldo entrasse in campo per tutto l’oro del mondo. Ma non voglio dire uno solo cavaliere; ma se fossoro trenta, non potrebbero la battaglia inverso di lui solo: imperò che lo Amoroldo è uno degli piú pro’ cavalieri del mondo, e sí è cavaliere errante, e per sua prodezza egli è stato nello collegio degli cavalieri della Tavola Ritonda». E Tristano disse: «Da poi che Iddio v’hae fatti tanti vili, che non vi vogliate della ragione difendere voi medesimi, avete a fare ragione di pagare». E piú non disse: se non ch’egli se n’andòe davanti a Governale, dicendo: «Maestro, lo Amoroldo d’Irlanda, sí come voi vedete, addomanda allo re Marco lo tributo; ed émini detto, ched’egli non lo debbe avere di ragione, ma per sua grande possanza e ardire; e lo re e’ suoi baroni, per loro grande viltade, s’acconciano a pagarlo. E ho inteso, che per uno solo cavaliere si puote difendere; sicché io mi sono fermato di volermi fare cavaliere, e di volere contastare lo detto tributo: non per amore della vile gente di questo reame, ma per amore del mio lignaggio». E Governale disse: «Oh, come, Tristano, enterresti tu in campo incontro allo Amoroldo, lo quale è uno dei migliori cavalieri del mondo, e voi siete uno giovine fantinello?». E Tristano disse: «Governale, se lo Amoroldo è prode cavaliere, io vorrei egli fosse ancor migliore: perché, se io sarò vincitore della battaglia, egli mi sarebbe vie maggiore onore, che s’egli fosse comunale cavaliere. In questa prima battaglia conoscerò io se io debbo valere niente per arme; e se io non debbo esser pro’, meglio m’è di morire combattendo con uno franco cavaliere, che di vivere in viltá». E Governale disse: «Figliuolo, dappoi che ti piace d’essere cavaliere e di provare tua persona, e a me