foe certo che, se io credessi che voi foste tanto prode quanto
altri vi tiene, io vi metterei alla piú alta ventura e alla piú
nobile, che giá mai niuno cavaliere traesse a fine». E lo re
dice: «Dama, io per me non sono prode; ma, se a voi piace,
io verrò con voi e, per vostro amore, sí faroe mio podere
d’arme». E la dama dice che molto le piaceva. E allora lo
re Meliadus se ne vae colla donzella; e tanto cavalcano per
uno picciolo sentiero, che, a mezza notte, furo arrivati a uno
bello castello, il qual era appellato la Torre dello Incantamento; ed era di questa dama, che era appellata la Savia
Donzella. Ed essendo smontati, la donzella sí prende lo re
per la mano, e sí lo mena in una camera, la quale era fatta
per tale incantamento che, essendovi dentro lo re, non si ricordava della reina Eliabella sua dama, né non si ricordava
di niuno suo barone, né cavaliere, né ancora di suo reame;
e tutto il suo pensiere sí era nella donzella, la qual’egli si
vedea davanti; e prendea di lei tutto suo diletto e piacere,
e a nulla altra cosa ponea cura, né avea pensiero. E li baroni suoi, cioè coloro ch’erano stati con lui alla caccia, l’andavano cercando e chiamando per lo diserto; e, non trovandolo, si chiamavano i piú tristi del mondo e non finivano di
lamentarsi, dandosi malinconia molta; e tutta quella notte
stettono in grande pianto: e cosí l’andorono cercando tre
giorni. Non ritrovandolo, fanno uno grandissimo lamento e
pianto, e sí ritornano alla cittá. E la reina Eliabella era, per
lo suo caro signore, la piú trista dama del mondo, e non
finiva di fare lamento, e tutta quella notte stette in tormento
e ’n pianto. Al mattino, in compagnia d’una donzella, se ne
va al diserto per sapere s’ella potesse trovare del suo signore
novella, o s’egli era vivo o morto. E andando in tale maniera cercando assai di lui, non ne truova né trasegna né
novella niuna, avvegna non di meno che l’andavano cercando
tutti i suoi baroni e cavalieri di quello reame, chi in qua e
chi in láe, in ogni guisa; ma non lo possono i’ niuno modo
trovare, però che la torre, lá ov’egli era andato, si era nel
profondo del diserto. Vero è che a quel tempo la maggiore