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24 | la leggenda di tristano |
Governale ched egli non volea ched egli prendesse battaglia
co lui. E T. disse: «Dolce maestro, ora m’intendi sed io dico
ragione. Io sono giovane damigello e non fui ancora in nessuna battaglia né non sono ancora di nessuna prodezza nominato, e l’Amoroldo è nominato di molte prodezze, sí come
voi sapete. E dunqua s’io vegno ala battaglia co lui ed io lo
vinco, si aquisterò io grande pregio e a questa battaglia conoscerò io sed io debbo esser produomo d’arme. E se io prodduomo non debbo essere, meglio è ch’io muoia in questa
battaglia a onore, che vivere servo coli malvagi cavalieri di
Cornovaglia». E allora disse Governale: «Dappoi che a te
piace di combattere e veggio lo tuo volere, ed a me piace
che tu combatti co lui». E allora T. si lo ringraziò assai.
XVI. — Or dice lo conto che quando T. si partío dela camera da Governale e venne nela sala del palagio là dov’iera lo re Marco, ed egli iera tanto bello per l’alegrezza ch’egli avea, che tutti li cavalieri lo guardavano per maraviglia. E istando in tale maniera, li ambasciadori tornarono alo re Marco e dissero: «Se’ tu apparechiato per dare lo trebuto che l’Amoroldo vi fece adimandare?». E lo re Marco non rispuose né neuno deli suoi cavalieri.
XVII. — In questa parte dice lo conto che quando T. vide che lo re Marco non rispuose agli ambasciadori né nesuno deli suoi cavalieri, incominciò a diventare argoglioso, e incontanente si levoe suso in piede e inginocchiossi davanti alo re Marco e disse alo re Marco: «Io sono istato in vostra corte, sí come voi sapete. Avegna Iddio ch’io non hoe servito di domandare dono, il quale io vi voglio addomandare, ma tutta fiata io si vi voglio pregare che voi mi dobiate fare cavaliere». E lo re Marco si rispuose e disse: «Bene vorrei che ti fossi indugiato a farti ora cavaliere, perché io ti vorrei fare per magiore agio e con via maggiore onore. Ma dappoi che tu vuogli che io ti faccia ora, ed io si ti farò e volontieri». E allora T. lo ringrazia assai. E incontanente comanda alo sini-