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la leggenda di tristano 291



CCXXXIX. — Grande è lo duolo, grande è lo pianto che lo re Marco va dimenando. sí fanno tutti gli altri di lá entro, e l’uno piange T. e l’altro Y. Elli non v’ha nullo che duolo non meni. Tutti quelli di Tintoil vi vengono e sí fanno quelli degli altri paesi, che queste novelle intendeno. Grande è lo duolo, grande è lo pianto che fanno li grandi e li piccioli. «Ai Idio,» dicieno li gentili uomini di Cornovaglia «come a noi è male avenuto, quando noi avemo perduto T., che in podere e in onore ha tenuto Cornovaglia sí lungamente, come noi sapemo! Bene [si] pò dire sicuramente che noi siamo tutti morti e uniti, e bene avemo perduto nostro padre e nostro migliore amico. Oramai debiamo noi avere paura e dottanza grande, che noi non torniamo a servaggio d’Irlanda, sí come noi fummo giá. Fellone guidardone e mortale ha renduto lo re Marco a T., dela grande bontá ch’elli fece a quello punto e molte altre volte. Elli doverebbe meglio essere signore di Cornovaglia per diritto, che lo re Marco non doverebbe essere, perciò ch’elli solo ci ha difeso molte volte di molti pericoli e di molte onte per suo corpo tanto solamente. Ai lasso, che dolorosa perdita! e come è grande dannaggio questo che riceverá ancora Cornovaglia per la morte di T. solamente! T. fiore de’ cavalieri, come noi seremo uniti e aviliti e vergognosi, poi che l’uomo saperá vostra morte! Sopra verranno quelli d’Irlanda, che non lasceranno in nulla guisa; elli [ci] rimetteranno nel servaggio, ove noi fumo lungamente. E sí verranno quelli d’Irlanda e quelli di Guascogna, per vendicare quella grande onta e vergogna, ch’elli ricevettero in Cornovaglia, non è ancora grande tempo. Siri T., assai troveremo ugiumai inimici da tutte parti, poi che la novella fie corsa per lo mondo, come T. sia morto. E che diremo noi? Noi non potemo scampare, che noi non siamo di vostra morte distrutti. Messer M., elli ha creduto suo pro fare di voi uccidere in tale maniera, ma elli ha fatto pure lo suo dannaggio, e elli ne será distrutto senza dottanza e sua terra ne será distrutta, e no’ ne ritorneremo nela fedeltá, dove noi siamo giá stati».