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la leggenda di tristano |
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será la mia fine al tutto. T. che tanto potte e tanto valse, a
siri Idio, perché sofferite voi asi tosto finire sua vita?». Quando
ha dette queste parole, lo duolo incominci[a] sí forte lá dentro
e sí meraviglioso, ch’elli non potieno maggiore. Elii medesimo piange molto fortemente, come quelli che ha grande pietá
di se medesimo, ché bene [conosce] che a fine è venuto. Da
capo parla T. a Sagramor: «Bello amico» disse elli «s’elli
vi piace, porgetemi la mia spada e lo mio scudo, ché io lo
voglio vedere, anzi che l’anima si parta dal corpo». E poi
disse: «A lasso, che potrò dire?». Sagramor, che tanto è dolente, che quasi lo cuore no li crepa, e portò lo scudo e la
spada. Elli disse a Sagramor: «Bello mio dolce amico, traete
la spada fuore del fodero e sí la vedrò piú chiaramente».
Elli lo fa, poi che lo comanda. Quando T. vide la sua spada,
che tanto era buona ch’elli non crede che al mondo n’abbia
una migliore, elli sospira di profondo di cuore, e poi disse
tutto piangendo: «A spada, che farete voi? oramai a questo
punto vi dipartite da me. Certo sí buono [signore] no lo arai
mai, unquamai non serai tanto dottata, come voi sete stata infino
a qui. Voi perdete oggi vostro onore». E allora incomincia
a piangere molto forte; poi si tace una grande pezza. Lo duolo
è sí grande lá entro, che l’uomo non averebbe udito tonare.
A tanto parla T. altra volta a Sagramor: «Bello amico, oramai acomando a Dio tutta cavallaria, la quale io ho molto
amata e inalzata e inorai tanto quanto piú potei. Ma oramai
non fi’ piú per me onorata». E allora si tace. E ricomincia
da capo: «Sagramor, bello mio dolce amico, dire mi conviene,
io non posso piú celare questo fatto. Volete voi udire meraviglia, pur la maggiore senza fallo, la maggiore che voi unquamai udiste? Lasso, come io dirò io? Certo sí dirò» disse
elli «forza me lo fa dire e io non posso piú andare inanzi.
Sagramor,» disse elli «io dirò la piú ontosa parola che T.
dicesse unqua, ma pur conviene che io la dica ora indiritto.
Ai lasso, come m’uscirá di bocca?». Allora sí tace altra volta,
e poi disse: «Sagramor, io no lo posso piú celare, io sono
unito, unquamai non dissi sí villana parola né non m’uscí di