Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
284 | la leggenda di tristano |
ciò è troppo a tardi; ciò m’è aviso che vostra venuta non mi
puote ugiumai fare soccorso. E che vi dirò io, mia cara dama?
T. è morto, cui voi giá tanto amaste; elli non puote tanto
durare, ché tanto ho combattuto quanto io ho potuto, ma elli
non puote piú inanzi, e per ciò li conviene cadere. E che vi
dirò io, cara mia dama? Morto sono e voi lo potete bene vedere». La reina che tanto è trista, ch’ella non puote piú piangere né sospirare né fare né dire motto, e quando ella poteo
parlare e ella disse: «T., bello tradolce amico mio, è elli
dunque in tale maniera che morire vi conviene ora?». «Dama»,
disse elli «sí, senza fallo: elli conviene che T. muoia, che
tanto aveva podere e forza. Vedete che braccia queste sono,
mia dolce dama? Ciò non sono mica le braccia di T., che
solieno tali colpi donare, anzi sono le braccia d’uno morto.
Elli non ha piú né podere né forza. Ma ora sappia lo mondo
che T. è al dichino; a fine sono venuti tutti li miei fatti; quelli
che valse e tanto fece e che giá tanto fu dottato nel mondo,
qui giace morto come una scorza; tutto lo podere ch’elli soleva avere è fallito. O lasso, come fue quello colpo doloroso,
che sopra di me fue ferito! Quanto n’è ’l mondo impoverito
e venuto meno e abassato!». T. si lamenta che lo male sente,
tutto quello giorno, e in tale guisa ch’elli non dice né piú né
meno. Nullo di loro non vi dice una parola, elli non v’ha
nullo che uno solo motto dica, ma elli fanno tutto chetamente
e non ve n’ha nullo che non pianga forte. La reina che tanto
è trista, che non dimanda se non la morte, e sta tuttavia dinanzi lui, quella sera e tutta la notte. Elli ha lá dentro tale
luminiera, che tutti vi vedono molto chiaro, fuore che T., a
cui è lo vedere giá molto turbato.
CCXXXIII. — Allo dimane, quando fu giorno, e T. vede che lo giorno è chiaro, elli si sforza allora di parlare, tanto quanto elli puote. Elli disse sí alto che tutti quelli che lá entro era lo ’ntesero bene: «Omè!» disse elli «che posso io fare? Questo è lo mio diretano giorno; in questo giorno mi conviene morire. Mai altro giorno non credo vedere, in questo giorno