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la leggenda di tristano |
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gamente guardò questo camino, sí come io v’ho contato, e
tanto avenne che aventura mi portò apresso di qui. Quando
quelli di questo paese m’ebero contato lo male che questi faceva, ed io dissi in me medesimo che l’uomo non mi doverebbe tenere per cavaliere, se io non mi provasse con lui.
Allora venni in queste parti, e quando io fui qua venuto, io
incominciai a dimandare ove io lo potesse trovare. Li lavoratori medesimo che mi videro in queste parti venire, incuminciaro a dire: — Sire cavaliere, non andate piú innanzi; voi
andate a vostra morte —; e per parola che mi dicessero non
mi miseno paura di nulla, anzi andai tuttavia inanzi e trovai
allora Dinadamo, che si venia per isprovare. Quando lo vidi,
fui tutto riconfortato, e sí mi disse: — Qua dinanzi sí è lo
gigante che noi adimandiamo; e perciò che io venni qua prima
di voi, io vi prego che voi mi lassiate imprimamente isprovare con lui; e s’elli mi conquide, sí vi sproverete voi con
lui poi allo giostrare —. E io li promisi ciò ch’elli mi dimandò.
E cavalcammo infino a quello fiume, dove era uno molto grande
albore, lo quale era appellato l’albore del gigante, per ciò
che sotto di quello albore sí venia lo gigante a riposare, piú
volentieri che in nullo altro luogo. Allato a quello albore
avea uno uno padiglione teso, lo piú bello e lo piú ricco che
vedesse unqua per grande tempo. Dinadam che andava innanzi,
armato di tutte arme, quando elli venne presso del padiglione
e elli mise grandi grida e disse: — O Lucanos lo grande, uscite
fuore, venite avanti —. Quando lo gigante intese che Dinadam lo dimandava in tale maniera, elli monta immantenente
sopra uno grande cavallo, armato di tutte arme, e se ne viene
inverso Dinadam. Ed allora fece lo gigante una cosa che io
tenni grande meraviglia: che quando elli ebbe rotta sua lancia
sopra Dinadam, che si tiene meglio in sella che io non credeva contra cosí grande colpo com’elli ricevette, lo gigante
gitta lo braccio inanzi e prese Dinadam e lo leva degli arcioni
tanto leggiermente come s’elli no lo gravasse nulla, e sí lo
mise dinanzi da sé sopra lo collo del suo cavallo, e volevalo
inverso la torre portare».