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260 | la leggenda di tristano |
per uno poco, sí disse lo re: «Or sappiate, cavaliere, ch’io
sono uno cavaliere, lo quale vo cercando aventura pegli lontani paesi». E messer Estore, intendendo queste parole, fue
molto allegro, e incontanente sí smontoe da cavallo e inginochiossi davanti alo re, e incominciollo molto dolcemente a
pregare che gli dovesse perdonare di quello ch’egli detto avea.
E lo re sí lo prese per mano e disse: «Estore, ora montate
a cavallo e sí ci partiremo di qui, imperciò che troppo potremo adimorare». E a tanto messer Estore sí montoe a cavallo, e incominciarono a cavalcare molto tostamente. E cavalcando, e messer Estore disse alo re: «Monsignor, ora mi dite,
se Dio vi salvi, quale cavaliere fue quello che combatteo con
meco e come ha egli nome? Ditemilo, se Dio vi salvi». E lo
re disse: «Estore, certo io non so lo nome di quello cavaliere,
lo quale combatteo con voi, ma tanto posso io bene dire,
ch’io unquamai non vidi né uno piú ardito cavaliere né uno
piú pro di lui. Ed io lo domandai assai di suo nome e di suo
essere, ma egli no mi volle dire suo nome; ma certo egli
hae tanto fatto d’arme per me, ch’io non ne vidi unqua uno
cosíi pro. E imparciò voglio che voi sappiate ch’egli sí mi
diliveroe da morte per la sua prodezza. Onde io vorrei imprima sappere suo nome, ch’io non vorrei guadagnare uno
castello». Molto parloe lo re Artu di questa aventura, per
amore delo cavaliere.
CCIV. — A tanto dice lo conto, che quando messer Estore intese queste parole, fue molto allegro e disse: «Certo, monsignor, io credo ch’egli è alcuno buono cavaliere de’ vostri, che va per lo diserto facendo sue cavallerie molto celatamente, e imperciò non vuole ora dire suo convenentre. Ma per mia fé io credo che noi si potremo sapere suo nome e suo essere e tutto suo convenentre, quando noi saremo col buono forestiere». E lo re, intendendo queste parole, fue molto allegro e disse: «Messer Estore, io voglio che voi sappiate ch’io lo domandai s’egli era deli cavalieri dela Tavola, ed egli disse che non, né unqua non iera istato a Camelotto, se non una