Pagina:La leggenda di Tristano, 1942 – BEIC 1854980.djvu/263


la leggenda di tristano 257


lo maggiore damaggio, che unqua fosse al mondo». E lo re Arturi disse: «Cavaliere, ora sappiate ch’io credo che la damiscella lo sapea per la sua dama, che gli l’avea detto, ma non perch’ella m’avesse veduto ferire. Onde per questa cagione io credo ch’ella lo sapea». E a tanto finarono loro parlamento di questa aventura. Ma tutta fiata lo re Artú si andava molto riguardando lo cavaliere, per sapere s’egli lo potesse conoscere; ma egli no lo conoscea in nulla maniera. Molto si dolea lo re Artú, vedendo che non potea conoscere lo cavaliere. Ma tanto cavalcarono in cotale maniera ch’eglino sí pervennero in una molto grande pianura; e cavalcando sí guardarono innanzi e videro venire uno cavaliere, e venia quanto potea invér di loro ed iera bene armato e bene a cavallo. Ma quando lo cavaliere vide lo re Arturi e T., egli no gli conoscea; ma incontanente si fece vista di volere combattere. Ma quando lo re Artú vide lo cavaliere, fue molto doloroso, imperciò ch’egli lo conoscea bene e sapea bene ch’egli era buono cavaliere d’arme; ma tutta fiata egli non potea disturbare la battaglia, dappoi ch’egli l’appellava, per usanza delo reame di Longres. Ond’egli iera molto doloroso, imperciò ch’egli non credeva che T. potesse durare contra lui. Ma quando T. vide lo cavaliere, sí fue molto allegro e disse: «Ora posso io bene dire ch’io sono aventuroso cavaliere, imperciò che ora potrò io partire da monsignor lo re Artú, sanza dire mio nome». Molto si allegrava monsignor T. di questa aventura.


CCI. — In questa parte dice lo conto, che dappoi che monsignor T. ebe fatto questo pensiero, ed egli sí disse: «Re Artú, io sí vi priego che voi sí mi dobiate donare la battaglia di quello cavaliere». E lo re, quando intese le parole che T. gli avea dette, fue molto dolente, imperciò ch’egli non vorrebe ch’eglino avessero combattuto insieme. Ma vedendo ch’altro non potea essere, disse: «Cavaliere, e voi l’abiate, dappoi che voi la volete». E monsignor T. sí ringraziò assai lo re, e incontanente sí imbraccioe lo scudo e