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la leggenda di tristano 255


io fui ala fontana, e io istetti dalo maitino per tempo infino all’ora di prima, e a quell’ora si venne ala fontana una damiscella, la quale sí cavalcava tutta sola e avea molto grandi capegli e iera molto bella di sua persona. E quand’ella fu a me, ed ella sí mi disse: — Cavaliere, io sí vi priego per onore e per cortesia, che voi sí dobiate venire co meco, e sappiate che se voi verete co meco, io vi mostreroe le piú alte aventure, che unqua fossero mai vedute al mondo; imperciò ch’io so che voi andate cercando aventure per questo diserto. — Ond’io intendendo queste parole, fui molto allegro e dissi: — Damiscella, se voi cosí alta aventura mi mostrerete, e io sí verroe volontieri. — E appresso ella sí incominciò a cavalcare innanzi, e tanto cavalcammo insieme intrambodue che noi sí pervenimmo ad uno molto grande palagio. E quando noi fummo alo palagio, ella smontoe da cavallo, e io simigliante[mente] altresí. Ed ella sí mi prese per la mana e menòmi in una sala molto bella, e quivi sí mi fece disarmare, ed apresso sí mi vestio di molto begli drappi e donòmi uno anello molto bello ed avenante, e io il mi misi in dito. E quando il m’ebi messo in dito, incontanente fui sí forte incantato, ch’io no mi aricordava dela reina Ginevra né delo mio reame né di neuno cavaliere, se no di quella ch’io vedea davanti a me, e in tutto avea obriato ogn’altro pensieri e non curava d’altra dama né d’altra damiscella, se non di lei. Ed ella mi facea servire di tutto quello che me abisognava, e la notte sí dormia co lei ed ella si prendea di me tutto quello diletto ch’ella volea, ed io l’amava di molto grande amore. Ed ella sí mi facea combattere tutto giorno coli miei cavalieri, e ogne giorno mi facea tramutare insegne e cavallo, perch’io non fosse conosciuto; e io combattea coli miei cavalieri e tutti gli abattea e non trovava neuno che contra me potesse durare, né io non avea podere di parlare a loro in nessuna maniera, ma tutti gli andava distruggendo. E la notte tornava co lei, e quando iera co lei, e a me sí parea avere tutto lo solazzo che unqua fosse al mondo. E imperciò si misero in aventura tutti li miei cavalieri e sono andati erranti,