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la quale avea menato T.,vedend’ella fuggire la damiscella, incominciò a gridare a T. ed a chiatnallo, e dicea: «Ai, siri cavaliere, se no prenderete quella damiscella che voi avete lasciato fuggire, voi non avete fatto nulla». Ma quando T. ebe intese queste parole, prese uno salto e corse alo piú tosto che puote inverso lo palagio e prese la damiscella che fuggiva. Ma quando la damiscella si sentío presa da lui, sí come ho detto, fue molto dolorosa e incominciò molto forte a piangere e dicea: «Ai siri cavaliere, lasciami andare nel mio palagio, imperciò ch’io sí vi prometto sopra mia buona fé che voi ne sarete altamente meritato, piú che non fue unqua neuno cavaliere». Ma T. intendendo queste parole, disse: «Per mia fé, damiscella, voi avete in tutto fallito, quando voi credete ch’io vi lasci andare in questa maniera. E imperciò voglio che voi sappiate ch’io non vi lascerò in nessuna maniera di mondo, ma io vi renderò a quella damiscella, la quale m’hae menato in cosí alta aventura, come questa è». E istando in cotale maniera, e la damiscella, la quale avea menato T., sí incominciò a gridare e dicea: «Ai sire cavaliere, non lasciate la damiscella, imperciò che troppo ne porebe avenire grande damaggio; ma io vi priego che voi la dobiate dare alo re Arturi, sí ch’egli ne possa fare ciò che vuole». E T. quando intese queste parole fue molto allegro, e incontanente prese la damiscella pegli capegli e portolla alo re Artú. Ma quando lo re l’ebe innanzi, fue tanto allegro che neuno altro piú di lui, e incontanente mise mano ala spada e taglioe la testa ala damiscella. E T. iera giá montato a cavallo e andava inverso la damiscella. Ma quando fue a lei, disse: «Damiscella, e dovemo noi fare piue per diliveramento delo re Artú?». E a tanto la damigella rispuose e disse: «Cavaliere, voi avete diliverato lo re Artú e avete bene mostrata vostra prodezza in quest’aventura. Ma tutta fiata voi sí accompagnerete lo ree, dinfin a tanto ch’egli troverae alcuno cavaliere di sua corte, che gli faccia compagnia».