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244 la leggenda di tristano


voglio dimorare in nessuna parte infí[n] ch’io non hoe novelle delo re Arturi, lo quale è perduto in questo diserto. E sed io potesse avere questa aventura, sí com’è di lui diliverare, io mi terrei lo piú aventuroso cavaliere che fosse al mondo, quando io potesse menare a fine questa aventura». Ma stando in cotale maniera, e T. incominciò a risguardare per ogni parte, e cosí guardando vide due cavalieri armati di tutte arme, li quali cavalcavano inverso di lui. E quando T. gli ebe veduti, ed egli incontanente prese l’elmo e alacciolsi in testa, e appresso sí prese lo scudo e la lancia e montò a cavallo e imbracciò lo scudo e fece vista di volere combattere; imperciò ch’egli credea che gli cavalieri venissero per volere combattere. Ma quando li due cavalieri videro ch’egli s’aparechiava per combattere, incominciarono a dire: «Ai, sire cavaliere, sappiate che noi non venimo neente per combattere con voi; ma noi vi preghiamo per onore di cavalleria, che voi ne dobiate dire vostro nome, imperciò ch’io voglio che voi sappiate, che noi sí siemo quegli cavalieri, che voi abatteste in questo maitino alo prato. E certo questo non è

grande dono, che voi no lo possiate bene fare, imperciò

che di queste cose voi non avete se non onore di cavalleria».


CXC. — Ora dice lo conto, che quando T. intese queste parole fue molto allegro, quand’egli avea uduto dire, per quella cosa ch’egli piú amava, che dovesse dire lo suo nome. Ed allora incontanente T. sí disse loro lo suo nome per quella parola. E istando per uno poco, disse: «Cavalieri, dappoi che voi siete disiderosi di sapere lo mio nome, ora sappiate che io abo nome T. di Cornovaglia». E quando li due cavalieri ebero intese queste parole, fuerono tanto allegri, che neuno altro fue piú di loro, e incontanente risposero e dissero: «Cavaliere, noi siemo molto allegri, quando noi v’abbiamo trovato in queste parte. Onde noi vi preghiamo che voi piaccia di lasciarci venire con voi in questa aventura». E Gariet sí disse: «Cavaliere, io vi dico che per mia fé a me rimembrava bene che io v’avesse veduto per piú fiate, ma