Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
la leggenda di tristano | 213 |
sí ringraziò assai T. di questo dono. E istando per uno poco,
e l’Amorat sí imbraccioe lo scudo e prese la lancia e incominciò a dire: «Cavaliere, guardatevi da me, ch’io sí vi disfido». E quando lo cavaliere udío la boce delo cavaliere, lo
quale l’appellava ala battaglia, incontanente abassoe la lancia,
l’uno inverso l’altro, e andaronsi a fedire cole lancie abassate
e alo fedire degli sproni; e l’Amorat ferío alo cavaliere sopra
lo scudo e diedegli sí grande colpo che tutta la lancia si ruppe
in pezzi, ned altro male no gli fece. Ma quando lo cavaliere
sentío lo grande colpo ch’egli gli avea dato, ed egli sí ferio
a lui, e diedegli per me’ lo scudo sí grande colpo che gli
passoe lo scudo e miselo in terra del cavallo. E quando T.
vide cadere l’Amoratto, fune molto dolente e disse: «Per mia
fé, Amoratto, io vengeroe bene vostra onta, sed io unqua
poroe». Ed allora incontanente sí imbraccioe lo scudo e prese
la lancia, e fece vista di volere combattere. E quando lo cavaliere vide sí come iera appellato ala battaglia, allora incontanente sí dirizzarono le teste deli cavagli l’uno inverso l’altro
cole lancie abassate e alo ferire degli sproni. E T. sí ferío alo
cavaliere, e diedegli sopra lo scudo sí grande colpo che gli
passoe lo scudo e l’asbergo e misegli lo ferro dela lancia nele
coste sinestre, e incontanente si ruppe la lancia; e se la lancia
non fosse rotta, sí l’avrebe abattutto e sanza neuno fallo. E
quando lo cavaliere sentio lo grande colpo, lo quale egli avea
ricevuto, e vide lo molto sangue, lo quale egli perdea, fue molto
doloroso; ed allora incontanente sí ferio a T. sopra lo scudo
e diedegli sí grande colpo che tutta la lancia sí ruppe in pezzi,
ned altro male no gli fece. Ma lo colpo fue sí grande, che
lo cavallo di T. s’inginocchiò in terra. E quando lo cavaliere
ebe fatto questo colpo, ed egli sí incominciò a cavalcare molto
fortemente dirieto ala bestia grattigiante, sí che in poca d’ora
si fue tanto dilungato che T. no lo potea vedere.
CLXIII. — Ma se alcuno mi domanderae come avea nome lo cavaliere, io sí diroe ch’egli sí avea nome Prezzivalle lo Gallese. E quando T. vide partire lo cavaliere, fue molto