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212 | la leggenda di tristano |
sentiere, lo quale sí andava a una fontana. Ma tanto cavalcarono in cotale maniera, ched eglino sí pervennero in uno
molto bello prato; e quando fuorono nelo prato, ed eglino
sí cavalcarono ad una fontana, la quale s’iera molto bella e
dilettevole a vedere. E quando fuorono ala fontana, e l’Amoratto disse: «T., or aspettiamo quie, dinfino che ci verrá
aventura». Ed incontanente ismontarono da cavallo e posersi
a sedere appresso alla fontana. E istando in cotale maniera,
e l’Amorat udío uno grande grido, e quand’egli l’ebe udito,
ed egli si domandoe T. e dissegli: «T., udiste voi anche
parlare dela bestia Grattisante?». E quando T. intese queste
parole, fue molto allegro [e] disse: «Per mia fé, Amorat, io
l’abo giá traudita ricordare per molte fiate, ma io no la vidi
giamai; ma io la vedrei molto volontieri, s’io potesse». E
l’Amorat intendendo queste parole, disse: «T., ora sappiate
che la bestia Grattisante sará incontanente quie». E quando
T. intese queste parole, fue molto allegro. E la bestia sí andò
a bere ala fontana e non lasciò giá pegli due cavalieri. Ma
quando T. vide bere la bestia, incontanente montò a cavallo
e prese lo scudo e la lancia; e l’Amorat quando vide T., lo
quale iera montato a cavallo, incontanente montò egli a cavallo altresie. E quando fuorono ambodue a cavallo, e la bestia
si partío dala fontana e andò a sua via.
CLXII. — In questa parte dice lo conto, che quando T. vide partire la bestia Grattisante, fue molto dolente, imperciò ch’egli la volea andare a cacciare egli. Ma istando per uno poco, e uno cavaliere sí andava cacciando questa bestia, lo quale cavaliere sí era bene armato di tutte arme. E quando l’Amorat vide venire lo cavaliere, disse: «Per vostro onore, T., io vi priego che voi mi dobiate donare la battaglia di questo cavaliere». E quando T. vide che l’Amoratto gli avea adomandato questo dono, né unqua gli avea adomandato piú neuna cosa, disse: «Amorat, da che vi piace, e voi l’abiate a la vostra volontade». E quando l’Amorat intese queste parole, che T. gli avea dette, fue molto allegro, ed incontanente