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210 la leggenda di tristano



CLX. — A tanto dice lo conto, che quando l’Amoratto intese queste parole, fue molto allegro e disse: «T., ora sapiate in certa veritá, che monsignore Lancialotto è uno deli migliori cavalieri che sia al mondo, e per certo sappiate ch’egli è tenuto lo fiore di tutti gli altri cavalieri. Ma i’ ho combattuto giá co lui mille fiate, ma non in questo diserto; ond’io non trovai mai neuno cavaliere che a lui si potesse apparegiare di cavalleria, salvo voi. Ond’io voglio che voi sappiate ched io credo bene che voi a lui siete d’uno uguale od anche maggiore». Molto parloe l’Amoratto di questa aventura. Ma quando T. intese queste parole, fue molto allegro e disse: «Per mia fé, io vorrei volontieri vedere lui; onde per certo sacciate ched io sí androe nelo reame di Longres, solamente pur per vedere lui». Molto menava grande allegrezza T., ricordando egli Lancialotto. Ma tanto dimorarono alo giardino che l’ora sí fue venuta demandare a posare, e a tanto sí si tornarono nela magione delo forestiero; e istando per uno poco, ed eglino si andarono a posare.

E quando fuorono andati a posare, e lo forestiero sí tornoe ala sua dama e dissele: «Per mia fé, mia dama, io son stato nelo diserto oggimai è grande tempo ed ho veduti molti buoni cavalieri, ma io non vidi unque uno sí bello cavaliere, com’è lo cavaliere lo quale venne col’Amorat. E s’egli non è pro cavaliere, giamai io non crederoe che sia prode neuno cavaliere che sia al mondo». Molto parlava lo forestiero di T. Ma dappoi che li cavalieri fuorono a posare, ed eglino sí dormirono infino alo maitino. E quando lo giorno fue venuto, e T. si levoe incontanente, e quando fue levato, ed egli sí andoe nela sala e trovoe lo forestiere. E quando lo forestiere lo vide, fue molto allegro, ed allora incontanente sí appellò una damiscella, che dovesse apportare l’agua. E quando la damiscella intese lo comandamento delo forestiero, incontanente andò e fece lo suo comandamento, e T. sí prese dell’agua dela damiscella e lavossi le mani e ’l viso. E quando fue lavato, e lo forestiere sí mutoe le fedite al’Amorat ed a Ghedin, sí come si convenia.