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la leggenda di tristano |
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volete menare a fine, chiamandov’io mercede. Onde sappiate
ched io non voglio combattere piú con voi in nessuna maniera di mondo; ma io sí vi priego che vi piaccia che questa
battaglia debia rimanere da me a voi, imperciò che intra noi
due non è ora tale querella, che debbia essere menata a fine
da noi due». E quando T. ebe intese queste parole, fue molto
allegro, imperciò ch’egli vedea bene che l’Amoratto dicea
d’avere lo peggio dela battaglia. E istando per uno poco, e
T. disse: «Amoratto, io voglio lasciare questa battaglia a voi,
per l’amore dela grande prodezza, la quale è in voi. Ed io
sí vi perdono tutto lo mio maltalento e voglio che la pace sí
sia fatta da me a voi». E quando l’Amoratto intese queste
parole, fue molto allegro a dismisura, e incontanente sí si volea
inginochiare davanti da lui, e porsegli la spada per lo tenere.
Ma quando T. vide che l’Amorat si volea inginochiare davanti
da lui e porgergli la spada per lo tenere, e T. lo prese in
braccio e dissegli: «Per mia fé, Amoratto, voi non fate cortesia, quando voi mi fate tanto d’onore, imperciò che a me
non si conviene. Ma io vi priego per amore di voi, che noi
da ora innanzi noi sí dobiamo essere compagnoni d’arme, e
faremo nostre cavalerie insieme». E quando l’Amoratto intese
queste parole, fue tanto allegro che neuno altro piú di lui, e
incontanente ringrazioe molto T. di queste parole, e dissegli:
«Per mia fé, T., questo farò io volontieri, quando voi lo
comandate». E a tanto sí s’abracciarono intrambodue e fecersi
molto grande carezze insieme intra ambodue loro.
Ma quando Ghedin vide che la pace iera fatta intra ambodue li cavalieri, fue tanto allegro che neuno altro piú di
lui. E incontanente sí si levoe e andò a loro, e quando fue
a T., ed egli sí disse: «T., io vorrei che noi sí andassimo
in alcuna parte, per farmi medicare dele mie piaghe e fedite,
imperciò ch’io mi sento molto malamente innaverato». E
quando T. intese queste parole, disse al’Amorat: «Amorat,
or montiamo a cavallo e andiamo in alcuna parte, sí che noi
troviamo alcuno aiuto dele tue fedite». E quando l’Amoratto
intese queste parole, fue molto allegro, e disse a T.: «T., a