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la leggenda di tristano 207


volete menare a fine, chiamandov’io mercede. Onde sappiate ched io non voglio combattere piú con voi in nessuna maniera di mondo; ma io sí vi priego che vi piaccia che questa battaglia debia rimanere da me a voi, imperciò che intra noi due non è ora tale querella, che debbia essere menata a fine da noi due». E quando T. ebe intese queste parole, fue molto allegro, imperciò ch’egli vedea bene che l’Amoratto dicea d’avere lo peggio dela battaglia. E istando per uno poco, e T. disse: «Amoratto, io voglio lasciare questa battaglia a voi, per l’amore dela grande prodezza, la quale è in voi. Ed io sí vi perdono tutto lo mio maltalento e voglio che la pace sí sia fatta da me a voi». E quando l’Amoratto intese queste parole, fue molto allegro a dismisura, e incontanente sí si volea inginochiare davanti da lui, e porsegli la spada per lo tenere. Ma quando T. vide che l’Amorat si volea inginochiare davanti da lui e porgergli la spada per lo tenere, e T. lo prese in braccio e dissegli: «Per mia fé, Amoratto, voi non fate cortesia, quando voi mi fate tanto d’onore, imperciò che a me non si conviene. Ma io vi priego per amore di voi, che noi da ora innanzi noi sí dobiamo essere compagnoni d’arme, e faremo nostre cavalerie insieme». E quando l’Amoratto intese queste parole, fue tanto allegro che neuno altro piú di lui, e incontanente ringrazioe molto T. di queste parole, e dissegli: «Per mia fé, T., questo farò io volontieri, quando voi lo comandate». E a tanto sí s’abracciarono intrambodue e fecersi molto grande carezze insieme intra ambodue loro. Ma quando Ghedin vide che la pace iera fatta intra ambodue li cavalieri, fue tanto allegro che neuno altro piú di lui. E incontanente sí si levoe e andò a loro, e quando fue a T., ed egli sí disse: «T., io vorrei che noi sí andassimo in alcuna parte, per farmi medicare dele mie piaghe e fedite, imperciò ch’io mi sento molto malamente innaverato». E quando T. intese queste parole, disse al’Amorat: «Amorat, or montiamo a cavallo e andiamo in alcuna parte, sí che noi troviamo alcuno aiuto dele tue fedite». E quando l’Amoratto intese queste parole, fue molto allegro, e disse a T.: «T., a