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204 la leggenda di tristano


fedire e incominciarono lo primo assalto; e davansi sí grandi colpi l’uno all’altro, sí che tutte l’arme si falsavano e molto malvagiamente, sí che ciascheduno avea assai a fare di suo compagnone. Ma tanto menarono lo primo assalto, che ambodue si incominciarono a riposare per cogliere forza e lena. Ma tanto dimorarono in cotale maniera, che eglino sí ricominciarono lo secondo assalto, ed incominciaronsi a dare di molto grandi colpi. Ma l’Amoratto sí feria a T. di molto grandi colpi, sí che T. si maravigliava molto dela prodezza delo cavaliere e com’egli potea fare tanto d’arme. Ma quando T. ebe veduto tutto lo schermire che lo cavaliere sapea fare, ed egli sí incominciò astare a lui, e davagli sí grandi colpi che tutte l’arme gli togliea da dosso cola spada, e incominciollo a fedire molto malamente, sí che l’Amoratto perdea molto sangue. E quando l’Amoratto sentio li grandi colpi che lo cavaliere gli dava ispesse fiate, fue molto dolente e dicea infra se istesso: «Per mia fé, io abo a combattere colo piú grorioso cavaliere che sia al mondo, quando io credea avere vinta la battaglia e non credea che lo cavaliere potesse piú combattere. E io veggio fermamente ched egli è lo piú forte cavaliere e lo piú pro che sia al mondo, e veggio bene che alo diretano dela battaglia io non poroe sofferire co lui in nessuna maniera, imperciò ch’egli è bene piú pro cavaliere che non son io». Molto si dolea l’Amoratto di questa aventura. Ma tanto dimoroe la battaglia in cotale maniera, che l’Amoratto vide bene sí com’egli perdea tutto il sangue ed iera giá quasi tutto disarmato del’asbergo. E quand’egli vide queste cose, fu tanto doloroso che volea morire; e incominciò a pensare in fra se istesso e dicea: «Certo io voglio domandare questo cavaliere com’è suo nome, imperciò ch’egli mi pare lo migliore cavaliere con cu’ io unqua mi combattesse. Ma per mia fé, io credo ched egli sia monsegnor Lancialotto di Laca, imperciò che non porea tanto d’arme neuno cavaliere quanto igli». E istando per uno poco, ed ambodue si trassero indietro e ’ncominciaronsi a riposare. E l’Amoratto disse: «Cavaliere, io mi sono tanto combattuto con voi, che io veggio bene che