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14 la leggenda di tristano

incomincia a servire davante alo re, tanto bello e tanto avenente di tutte cose, si che tutti li cavalieri lo guardavano per maraviglia, e dice l’uno inverso l’altro, che Dio non fece unque piú bello damigello di lui, e molto ne parla lo re e tutta la sua corte. Ma T. inconincia a cavalcare ed a rompere bigordi ed a schermire coli cavalieri e coli damigelli. In tutta la corte non hae né cavaliere né damigello che di caccia sappia quanto lui: e T. potea avere anni XI. Ma la figliuola delo re Ferramonte, vedendo T. cosí bello damigello, innamorossi di lui e dicea infra se istessa che «per ciò ch’avenire potesse, io non lascierei ch’io non abbia T. al mio volere». E uno giorno, uscendo la damigella dela camera, e venne nela sala delo palagio e vide Governale e chiamollo a sé e disse: «Governale, io ti voglio manifestare lo mio coraggio e voglio che tu debie dire a T. che sia mio damigello di mio amore fino, perch’io non amo tanto né me nè altrui quanto io faccio lui». E Governale disse che questo messaggio ed ambasciata fará egli bene. Ma ’ppresso a queste parole, venne l’Amoroldo d’Irlanda con grande compagnia di cavalieri delo reame di Longres e venne ala corte delo re Ferramonte di Gaules. E quando seppe lo re Ferramonte la venuta del’Amoroldo d’Irlanda, andolli incontro con grande compagnia di cavalieri e miselo nela cittade con grande allegrezza. E incontanente fece mettere bando per tutto lo suo reame che tutti li cavalieri vegnano a corte e comandoe che fosse fatto uno grande mangiare; e fue fatto cosí ciò che lo re comandoe. E la sera furono messe le tavole e fue assettato lo re a mangiare con tutti li cavalieri, e T. servia davanti alo re Ferramonte e al’Amoroldo d’Irlanda. E l’Amoroldo, vedendo T. cosí bella criatura, disse alo re Ferramonte: «Chi è questo damigello?». E lo re rispuose: «Io non so chi si sia se non che venne in mia corte a servire». Disse l’Amoroldo: «Dio lo faccia produomo, ché a bellezza non ha egli fallito».


VI. — Nela corte del re Ferramonte avea uno folle, lo quale disse al’Amoroldo: «La sua bellezza ti costerae cara».