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188 la leggenda di tristano


le renderono loro saluto. Ed appresso la damigella si parloe a T. e si gli disse: «T., conoscetemi voi?». E T. intendendo queste parole, incominciossi molto a maravigliare, vedendo che la damigella lo cognoscea; ed egli non potea conoscere lei, perchè egli no la potea vedere in viso. Ed appresso sí disse: «Per mia fé, damigella, io non vi conosco, sed io non vi vedesse meglio per lo viso». E quando la damigella vide che T. nola conoscea, ed ella incontanente sí si levoe dal viso uno drappo di seta molto bello. E quando T. la vide per lo viso, e videla e cognobela chell’iera Braguina, quella damigella la quale egli amava di cosí grande amore, incontanente sí corse a lei cole braccia aperte, e incominciolla ad abracciare ed a fare molto grande allegrezza di lei, ed appresso sí la domandoe come istava madonna Isotta la bionda. Ond’ella sí rispuose e disse: «Certo, T., madonna Isotta si stae molto malvagiamente, ché dalo tempo in quae che voi vi partiste di Cornovaglia, giamai madonna Isotta non finoe di piangere per voi, né giamai ella non uscío di fuori dala torre lá dov’ella fue messa. Onde sapiate ched ella sí vi manda per me mille salute e mandavi a dire che voi, veduto questo brieve, voi sí debiate incontanente tornare in Cornovaglia. E se voi non tornerete a lei, per lo certo l’abiate ch’ella sí morrá incontanente per lo vostro amore». E a tanto Braguina si diede lo brieve a T. E quando T. ebe lo brieve, ed egli sí incominciò a risguardare lo suggello, ed allora incontanente sí lo cognobe, sí come quello iera lo suggello di madonna Isotta. E istando per uno poco, e T. briscioe lo suggello e aperse lo brieve, lo quale brieve dicea cosie:

«Amis amis T., amato di tutto buono cuore e di leale amore, sopra tutti gli altri amanti, io Isotta, costretta a molte pene e dolori, a voi mando salute tante quante si potessero dire overo iscrivere o mandare. Sappie, amico, che dappoi che voi vi partiste da mee, sí come voi sapete, i’ hoe sostenuto molto dolore; ma ricordandomi sí come voi m’avete abandonata, io vorrei morire bene cento fiate lo giorno. Imperciò ched io non credea in nessuna maniera che voi mi