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la leggenda di tristano 13



V. — E a tanto lascia lo conto ora di parlar di questa aventura, perché non appartiene a nostra materia, e ritorna a parlare di T., di cui vole divisare la storia verace. Ma la reina, la quale non pensa se non come possa distruggere T., e fece fare uno grande mangiare e convitoe Governale e T., e altri baroni assai del suo reame. E Governale disse a T.: «Dappoi che la reina ci hae convitati a mangiare, voglio che noi si v’andiamo, perché parrebe villania dala nostra parte, se noi non v’andassimo. Ma cotanto si ti comando che tu non debie mangiare né bere di neuna vivanda che vegna in tavola, se non di quella ch’io ti farò dare». E allora disse Tristano: «Maestro, questo farò io bene». All’altra mattina vennero in sul mangiare e le vivande vennero in tavola a ciascheduno. E la reina presenta a T. istarne e fagiani e due paoni arrostiti, ma T. di neuno non mangiava, infino a tanto che Governale non fece recare la sua vivanda. Allora comincia a mangiare T., ma di neuna vivanda che la reina li mandasse non mangia; onde la reina n’è molto dolente. E dappoi che si furono partiti da tavola e Governale disse a T.: «A me pare che questa tua matrigna ti voglia troppo grande male e non si procaccia se non com’ella ti possa uccidere. E imperciò mi pare che noi ne dobiamo partire delo reame de Leonois, dappoi che lo re è morto, e anderenne alo re Ferramonte in Gaules e quivi potrai apparare tutto e ciò che a cavaliere abisogna. E perciò t’ho dette queste parole, imperciò ch’io vorrei che tu divenissi buono cavaliere». Allora disse T.: «Maestro, io sono per fare tutto quello che voi mi comanderete». E allora si si procaccia Governale e si prende cavagli ed oro e argento e scudieri e fa loro giurare di tenere credenzia tutto e ciò che sarà loro comendato. Al matino si si parte Governale e T. e montano a cavallo, si privatamente che neuno di suo reame non ne seppe neuna cosa. E a tanto cavalcano per loro giornate, si che pervenero ala corte del re Ferramonte di Gaules. E quando furono venuti nela sua terra, e T. si si rapresenta alo re e profersegli suo servigio, e lo re lo ricevette cortesemente. E allora rimane T. nela sua corte e