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la leggenda di tristano | 173 |
CXXXII. — Ma in questa parte dice lo conto, che quando Ghedin intese le parole le quali T. avea dette e vide lo grande pianto lo quale egli facea, Ghedin incominciossi molto a maravigliare. Ma pensando Ghedin sopra quello che T. avea detto, sí com’egli moria per Isotta, credette ched egli sí avesse detto queste parole per amore d’Isotta sua suora, perch’egli non sapea che fosse altra Isotta al mondo, se non lei. E quand’egli ebe pensate tutte queste cose, fue molto doloroso, imperciò ch’egli non vorrebe che T. avesse avuto per suo amore non solamente uno pensiero, anzi vorebe che imprima fosse morta. E istando in cotale maniera, e Ghedin ismontoe da cavallo e andò a T. e incominciò a prendello in braccio, e tanto lo menò in cotale maniera che T. sí fue tornato in sua materia. E istando per uno poco, e Ghedin sí disse: «Per mia fé, T., io mi foe troppo grande maraviglia di voi, quando voi siete dimorato in nostra corte per cosí grande tempo e avete amata per amore Isotta de le bianci mani, la quale sí è mia suora, né voi a me non n’avete detto neuna cosa. Onde a me sí pare che voi sí sofferiate per lo suo amore molto grande dolore. Ond’io sí voglio che sí vi piaccia che noi sí torniano ala cittade e sí anderemo alo mio palagio. E io sí vi dico cosie, ch’io sí vi faroe segnore d’Isotta mia suora, imperciò ch’io vorrei ch’ella fosse morta anzi cento fiate che voi n’aveste giamai un altro dolore, sí come voi n’aveste ora». E quando T. intese queste parole, fue molto allegro, e disse infra se istesso: «Certo io credo che s’io avrò Isotta dele bianci mani al mio volere, forse per aventura io sí dimenticheroe l’altra bella Isotta la bionda di Cornovaglia, la quale io amo sopra tutte le dame e le damigelle del mondo». E istando in cotali pensieri, disse T. a Ghedin: «Se voi d’Isotta mi fate segnore, io no vi dimando neun’altra cosa che sia mai al mondo, se non d’avere lei solamente». E quando Ghedin intese queste parole che T. avea dette, fue tanto allegro che neuno altro piú di lui, e disse a T.: «Ora montiamo a cavallo e torniamo alo palagio, e io sí vi prometto ch’io sí vi faroe segnore d’Isotta mia suora». E a tanto sí