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172 | la leggenda di tristano |
T. e Ghedin si sin’andarono in camera a posare ala sua. E
a tanto sí si n’andarono a letto e tutti gli altri cavalieri altressie, e dimorarono dinfino alo mattino.
E quando lo giorno fue venuto, e T. e Ghedin sí si levarono intrambodue, e quando fuorono levati ed eglino sí andarono e sí montarono a cavallo e incominciarono a cavalcare di fuori dala cittade, ed appresso sí cavalcarono lungo la riva del mare e andavano parlando di molte aventure. Ma tanto cavalconno in cotale maniera che T. sí incominciò a pensare molto duramente in che modo egli s’iera partito di Cornovaglia. Ed appresso sí gli ricordoe sí come fue T. preso con Madonna Isotta la bionda e fue messa nela torre; poi sí come fuorono presi e per XVIII cavalieri di Cornovaglia e sí come fuorono legati ambodue e menati davanti a lo ree. E anche sí si ricorda sí come e’ fuerono ambodue giudicati, e in che maniera fuorono menati lungo la marina, e delo grande dolore lo quale egli ebbe quando madonna Isotta si partio da lui e fue menata alo luogo deli malatti; e in che maniera sí diliverò e sí com’egli si gittò in mare e in che maniera riconquistoe madonna Isotta con Sagris e con Sagrimors e con Oddinello lo selvaggio; e in che maniera si dipartio da tutti e quatro li suoi compagnoni nelo diserto ed egli sí andoe ala magione dela savia damigella. E ancora ricordandosi deio giorno quand’egli fue fedito dalo damigello cola saetta, e in che maniera lo re Marco gli tolse madonna Isotta la blonda dala magione dela savia damigella, e anche ricordandosi deio grande dolore, lo quale egli sostenne quand’egli tornoe con Governale ala magione dela savia damigella e non trovoe madonna Isotta, e anche aricordandosi egli di tutte queste cose, ed egli sí incomincioe molto fortemente a piangere ed a fare ed a menare molto grande dolore. E istando per uno poco, ed egli sí gittò uno molto grande sospiro di profondo core e disse: «Ai lasso me, bella Isotta, come io moro per lo vostro amore!». E quand’egli ebe dette queste parole, ed egli sí cadde a terra del cavallo tramortito incontanente.