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la leggenda di tristano 167


lo re avea loro comandato, e tutte sí tornarono ale sue comandamenta. E quand’eglino ebero fatta la loro ambasciata per tutte parti, ed eglino sí tornarono ad Agippi allo ree. E quando fuorono ala cittade d’Agippi, sí cavalcarono alo palagio delo ree, e quando fuorono alo palagio, ed eglino sí smontarono da cavallo e andarono nela sala e trovarono lo re con molti baroni e cavalieri. E quand’egli videro lo re, ed eglino sí gli divisarono tutto lo loro messaggio, sí com’egli aviano fatto tutto suo comandamento. Ed appresso sí gli divisaro sí come «lo castello de Sobris ha fatte le vostre comandamenta e verranno a voi per fare la vostra fedaltade. E tutte l’altre ville e castella sí verranno a voi somigliantemente a fare i vostri comandamenti». E quando lo re intese queste parole, fue molto allegro e disse: «Per mia fé, voi avete fornita bene vostra ambasciata». Molto fue allegro lo re e tutti li suoi baroni e cavalieri di questa aventura. Ma tanto dimorarono in cotale maniera che lo giorno sí trapassoe e la notte appressimoe nera e scura. E quando la notte fue venuta, e lo re sí andoe a posare con tutti li suoi baroni e cavalieri, e quando fuorono tutti a letto, ed eglino sí si posano dinfino alo maitino. E quando lo giorno fue venuto, e lo re sí si levoe e T. altressie con tutti gli altri baroni e cavalieri, e andarono nela sala del palagio e incominciarono a fare molto grande allegrezza. E istando in cotale maniera, e gli ambasciadori di Sobris e di tutte le ville e le castella sí vennero alo palagio del ree. E quando fuorono alo palagio, ed eglino sí andarono suso nela sala delo palagio, e quando fuorono nela sala ed eglino sí trovarono lo re con molti baroni e cavalieri. E quand’eglino videro lo re, ed eglino sí andarono a lui e sí lo salutarono primieramente ed appresso sí fecero le sue comandamenta a tutta sua volontade. E quand’egl’ebero fatte queste cose, tutti sí incominciarono a fare molto grande festa e molto grande allegrezza di questa aventura. Ond’io voglio che voi sappiate, che la prodezza la quale fece T. nela Pittitta Brettagna, sí è bene da ricontare ad ogne pro cavaliere, imperciò che unque non fue per neuno tempo neuno cavaliere che tanto facesse