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la leggenda di tristano | 161 |
la quale egli facea, e com’egli avea messo in isconfitta lo
conte d’Agippi con tutta la sua gente, fune tanto allegra che
neun’altra piú di lei. E incontanente sí tornoe ala sua camera
a Ghedin, e quando fue a lui ed ella sí gli disse: «Ghedin,
per mia fé io sí ti porto molto buone novelle, che lo nostro
cavaliere, lo quale venne qua così innaverato e io lo tornai
a guerigione sí come voi sapete, egli ha messo in isconfittura
lo conte d’Agippi con tutta sua gente. Onde noi sí avemo
vinto in tutto per la sua prodezza». E quando Ghedin intese
queste parole, fue tanto allegro che neuno altro piú di lui.
E appresso sí disse: «Per mia fé, Isotta, io abo maggiore
volontade di vedere lo nostro cavaliere che io non ho di
neun’altra cosa che sia al mondo, per amore di lui. E io posso
ben dire che lo nostro cavaliere è lo piú bello uomo che sia
al mondo e lo piú pro cavaliere. E certo per amore dela sua
prodezza io no mi partirò giamai da lui, per vedere le grande
maraviglie d’arme le quali egli ha fatte e fae». Molto parla
Ghedin e Isotta dele bianzi mani dele grandissime prodezze
delo cavaliere.
CXXIII. — A tanto dice lo conto, che quando lo conte d’Agippi fue messo in isconfitta, sí come detto èe, ed eglino sí andarono tanto presso ali cavalieri, che pervennero ala cittade d’Egippi. E quando fuorono ala cittade, e lo re e T. si puosero l’assedio d’intorno ala cittade da ogne parte, sí che neuna persona non ne potea uscire ned andare se non per lo campo. Ma istando in cotale maniera, e T. sí andoe alo re dela Pititta Brettagna, vedendogli ch’eglino non potea[no] avere la cittade in nessuna maniera. E quando fue a lui ed egli sí gli disse: «Ree dela Pititta Brettagna, or fate mettere bando per tutta la vostra oste, che tutta gente, populo e cavalieri, sí debiano essere alo matino tutti armati al campo, sapendo ogn’uomo che la battaglia si vuole dare alla cittade». E quando lo re intese le parole di T., fune molto allegro. E incontanente sí fece mettere bando per tutta la sua oste, che tutti li suoi baroni e cavalieri sí fossero alo matino tutti