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160 | la leggenda di tristano |
a cavalcare tutti di fuori dala cittade, e quando fuorono tutti
di fuori, ed eglino sí incominciarono a combattere incontra
al’oste delo conte d’Agippi e incominciarono a dare di molto
grandi colpi e a combattere incontra li cavalieri e li pedoni.
Laonde moria molta gente tra dall’una parte e dall’altra. Ma
quando lo re vide la grande prodezza di T., incominciò a
cavalcare appresso di lui per vedere le grande prodezze e la
cavaleria d’arme, la quale T. facea. E tanto cavalcarono in
cotale maniera, che monsegnor T. sí mise in isconfitta tutti
li cavalieri delo conte d’Agippi. Onde li cavalieri delo re della
Pittitta Brettagna sí uccisero molti baroni e cavalieri di quegli
del conte d’Agippi. Ma tanto durò la battaglia in cotale maniera, che monsegnor T. coli baroni e cavalieri delo re dela
Pittitta Brettagna sí misero in isconfitta tutti li baroni e li
cavalieri e tutta altra gente delo conte d’Agippi. E quando
fuerono tutti messi in isconfitta, sí come detto è, tutti incominciarono a fuggire inverso Agippi. E quando T. vide fuggire tutti li baroni e cavalieri delo conte d’Agippi, incontanente
tornò inverso lo re e disse: «Messer lo re della Pittitta Brettagna, fate comandare per tutta la vostra oste che tutti li vostri
cavalieri si debiano andare appresso ali cavalieri delo conte
d’Agippi. E anche sí fate comandare per tutto lo vostro reame
a tutta gente che debiano venire ala cittade d’Agippi con tutto
loro fornimento». E quando lo re intese le parole le quali
T. avea dette, fune molto allegro. Ed allora incontanente sí
fece comandare per tutta l’oste che tutta gente sí dovesse andare appresso ale sue bandiere; e quello medesimo comandamento sí fece andare per tutta la sua terra. E quando lo
comandamento fue andato per tutte parti, e tutta la gente sí
incominciò a cavalcare appresso ale bandiere delo re, e tutti
incominciarono a cavalcare molto astivamente appresso li cavalieri. E tutti quanti eglino ne trovavano, tutti gli uccidiano,
sí come eglino aviano fatto di loro imprimieramente.
CXXII. — In questa parte dice lo conto, che quando Isotta dele bianzi mani vide T. combattere e vide la grande prodezza