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156 | la leggenda di tristano |
vide lo grande pianto lo quale faciano tutte le dame e le damigelle, incominciossi fortemente a dolere di questa aventura.
E istando per uno poco, e T. incominciò forte a pensare e
dicea infra se istesso: «Certo io sono lo peggiore e lo piú
falso cavaliere che ma’ fosse al mondo, quand’io sono rinchiuso in una cittade e per paura non mi posso partire. Ma
pare ched io abia apparato dali cavalieri di Cornovaglia
quando io sostegno ch’io non vo a combattere coli cavalieri.
Ma certo bene fue maggiore prodezza assai quando io andai
a combattere con Galeotto, lo segnore dele Lontane Isole, lo
quale iera lo piú alto principe del mondo e prode e ardito
cavaliere, lo quale per sua prodezza sí avea conquistati molti
reami. Onde maggiore prodezza fue quella quando io combattei
con lui che non sarebbe di combattere con tutti quegli cavalieri. E imperciò io sí voglio andare a prendere l’arme e andrò
alo campo a combattere per amore di Isotta dele bianci mani,
la quale m’ha fatto tornare a guarigione».
CXVII. — A tanto dice lo conto, che quando T. ebe fatto questo pensiero ed ebe dette queste parole, incontanente ismontò dale mura e tornò alo palagio. E quand’e’ vide Governale, sí gli disse: «Governale, vae tosto e portami l’arme mia, imperciò ch’io voglio andare di fuori a combattere colo conte d’Agippi». E quando Governale intese queste parole, incontanente andò nela camera e sí prese l’arme di T. e apportolle nela sala delo palagio. Ed appresso sí andoe ad aconciare lo cavallo. Ma istando in cotale maniera, e T. sí s’armava ed iera solo. E Isotta dele bianci mani, quand’ella risguardava T. e vedialo cotanto bello e cotanto avenante di tutte cose, ed ella sí dicea infra se istessa: «Certo questi è bene lo piú bello cavaliere che sia al mondo». Molto parlava Isotta delo cavaliere. Ma tanto dimorò in cotale maniera, che T. fue armato di tutte arme. E quand’egli fue armato, ed egli sí andoe a montare a cavallo, e trovò lo distriere tutto aconcio, sí come si convenia. E istando in cotale maniera, e T. sí montoe a cavallo e incominciò a cavalcare inverso la piazza. E quan-